Roma, 14 gennaio 2016 - "Siamo certi che il premier Matteo Renzi non sarà così incauto o mal consigliato da immaginare di togliere al ministero della Salute e alle Regioni la direzione dei Servizi dei Dipartimenti di Prevenzione, della sicurezza alimentare e della sanità pubblica veterinaria". Lo dicono i medici vceterinari commentando le parole del premier durante l'incontro a Palazzo Chigi per la firma del protocollo d'intesa "Diamo credito all'agroalimentare italiano", tra il ministero delle Politiche Agricole e Forestali e Intesa San Paolo: il Presidente del Consiglio ha annunciato un cambio di nome per il dicastero guidato da Maurizio Martina che diventerà ministero dell'Agroalimentare.
"Non vogliamo nemmeno ipotizzare - ha dichiarato il segretario nazionale dei Veterinari di Medicina pubblica Aldo Grasselli - che al mutamento della denominazione possa fare seguito anche un'attribuzione di competenze che devono restare al loro posto". "Si tratta - aggiungono - di una perplessità sollevata anche da Federalimentare", che attraverso il suo presidente, Luigi Scordamaglia, ha invitato a "evitare qualsiasi fuga in avanti che rimetta in discussione competenze", citando come esempio competenze come la sicurezza alimentare e i servizi veterinari che fanno capo al ministero della Salute e che non possono essere collocate altrove". "La sanità pubblica veterinaria e la sicurezza alimentare - ha ribadito Grasselli - sono funzioni sanitarie di alto contenuto professionale sanitario, ineludibili per reggere le sfide dei mercati internazionali. Solo mantenendo il nostro modello di autonomia che è un modello cui si sono adeguati progressivamente gli altri paesi europei e la stessa UE e il nostro livello di garanzie l'Italia potrà conservare il suo prestigio internazionale nel settore agroalimentare. I medici veterinari pubblici italiani, insieme ai medici igienisti e ad altre professionalità sanitarie, fanno parte di un Sistema nazionale di Prevenzione improntato alla 'One Health' tra i più evoluti ed efficaci d'Europa e rappresenta un asset di rilievo per l'esportazione internazionale delle nostre produzioni alimentari".
I veterinari ricordano al premier che "la conquista del prestigio del nostro cibo non è data solo dal pregio dei nostri cuochi o dal 'markerting eataliano', ma da concreti contenuti di qualità e salubrità delle materie prime che si ottengono con una tutela attenta dell'ambiente, con il benessere animale e con il monitoraggio sanitario costante dei rischi di contaminazione batteriologica e chimica delle derrate alimentari. E proprio a questo servono i veterinari di medicina pubblica che lavorano nel Servizio sanitario nazionale, negli Assessorati alla sanità, negli Istituti Zooprofilattici sperimentali, nell'Istituto Superiore di Sanità e nel Ministero della salute. I medici veterinari pubblici sono pronti a dare il loro contributo proattivo al settore agroalimentare italiano ma dichiarano fermamente che non vogliono essere collocati al di fuori della sanità pubblica". Per contatti con la nostra redazione: [email protected]