Lunedì 29 Aprile 2024

Gli italiani e l’intelligenza artificiale: paure e opportunità. I risultati del sondaggio

Da uno studio del Gruppo Unipol emerge che la possibile disinformazione generata dall’IA è un aspetto che preoccupa gli italiani in maniera diffusa (65%)

Bologna, 27 Marzo 2024 – Il cosiddetto AI Act è stato approvato di recente dall’Europarlamento ed è l'impianto di norme comunitarie sull’Intelligenza Artificiale. Un provvedimento auspicato, come emerge dalla nuova ricerca di Changes Unipol elaborata da Ipsos e mirata ad indagare il rapporto tra gli italiani e l’IA.

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale

Il 44% degli intervistati ritiene che l'implementazione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA sia la soluzione più efficace per prevenire effetti negativi della nuova tecnologia, in particolare per impedire l’eventuale disinformazione generata dal suo utilizzo improprio, un aspetto che preoccupa gli italiani in maniera diffusa (65%).

Gli ambiti che potrebbero risentire della disinformazione potenzialmente generata dall’IA sono la sicurezza, ad esempio diffondendo false minacce o allarmi (34%), seguita dall’economia, attraverso manipolazioni del mercato o delle tendenze economiche (28%), e dalla politica, influenzando il risultato delle elezioni (27%). I timori sono diffusi anche per la salute, ovvero la diffusione di false informazioni su malattie/trattamenti (24%) e per i diritti umani, con la pubblicazione di informazioni che potrebbero incitare all’odio o alla discriminazione (23%).

Nonostante l’elevata preoccupazione, che tra i Baby Boomers (60-79 anni) arriva a riguardare una quota di popolazione del 70%, è diffusa la percezione che sia possibile riconoscere le informazioni reali da quelle generate dall’IA: il 38% ritiene che ciò avvenga “sempre o la maggior parte delle volte” (nei Millennials, 29-43 anni, questo grado di fiducia raggiunge il 43%), il 32% “raramente” mentre solo il 10% sostiene che non sia possibile distinguere.

In aggiunta all’introduzione di regolamenti e leggi severi sull’uso dell’IA, gli italiani ritengono che altre misure efficaci possano essere l'educazione e formazione dei cittadini (31%), lo sviluppo di tecnologie per rilevare la disinformazione (31%) e la responsabilizzazione delle piattaforme media nel monitorare e rimuovere fake news (29%). A livello generale, comunque, ben l’82% dei connazionali indica come necessaria l’introduzione di almeno una misura di controllo sull’IA per contrastare il fenomeno della disinformazione. Il 70% degli italiani ha una conoscenza almeno di base dell’Intelligenza Artificiale, sebbene soltanto il 12% dichiari di averne fatto uso, anche solo saltuario. Una percentuale, quella dell’utilizzo, che sale fino al 21% nel caso della Generazione Z e tende poi a decrescere con l’età: i Millennials l’hanno usata nel 12% dei casi, la Generazione X nell’11%, mentre soltanto il 5% dei Baby Boomers ha avuto occasione di provare l’IA.

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L’utilizzo più frequente dell’IA risulta essere quello della creazione di contenuti testuali (nel 40% dei casi), ma è consueto anche l’uso per attività personali o creative (34% dei casi), ricerca e studi accademici (27%) e per l’automazione di compiti domestici (24%). Si ferma invece al 23% la quota di chi ha indicato un uso in ambito lavorativo. Circa la metà degli italiani (45%) che l’hanno sperimentata, valuta come “molto utili” i risultati proposti dall’AI: un’opinione positiva che cresce in particolare tra i Millennials (55%). Se però si estende l’analisi anche a coloro che hanno definito “abbastanza utili” gli esiti, la percentuale che esprime soddisfazione per l’esperienza d’uso dell’AI sale all’88%.

Due italiani su tre non hanno ancora un’opinione sul fatto che l’IA produca effetti positivi oppure negativi, ma chi ha invece le idee chiare si divide a metà tra coloro che si dicono attratti e curiosi per l’IA (il 18%) e chi è invece diffidente e preoccupato per le sue implicazioni (il 16%). Più in generale, il 59% dichiara di avere un grado di fiducia almeno sufficiente, in una scala da 1 a 10, per questa tecnologia. I più giovani della Generazione Z, tra 16 e 28 anni, esprimono un sentimento di attrazione più elevato (nel 25% dei casi), mentre sono soprattutto i Baby Boomers, tra 60 e 79 anni, a non sapere scegliere se per l’IA possano prevalere gli aspetti positivi o negativi (nel 51% dei casi). 

Le preoccupazioni degli italiani sull’IA per il lavoro Oltre alla disinformazione, le preoccupazioni degli italiani sull’utilizzo dell’IA si concentrano su alcuni aspetti della vita, personali e collettivi, molto sentiti. Anzitutto sul lavoro, con l’87% degli intervistati che ritiene ci sarà almeno uno svantaggio portato dall’introduzione dell’IA: in particolare, i timori si riferiscono alla possibile perdita di posti di lavoro (39%), alla chiusura delle imprese artigianali (32%) nonché a minori opportunità lavorative per i lavoratori con una bassa alfabetizzazione digitale (30%). A riconoscere almeno un possibile vantaggio per il mondo del lavoro sono comunque l’81% degli italiani, che individuano effetti positivi soprattutto nella riduzione degli errori umani nei processi lavorativi (32%), nella possibilità di accedere ampiamente a dati ed informazioni (28%), nella semplificazione delle attività (27%) e nella riduzione del carico di lavoro (26%). Soltanto il 19%, però, indica la creazione di nuovi lavori come un possibile plus. La Generazione Z, più delle altre, trova positivi aspetti quali la semplificazione delle attività (34%) e l’aumento della produttività (29%), mostrando invece di temere la minaccia per la creatività umana (34%).

Guardando ai prossimi 5 anni, gli italiani hanno le idee ben chiare su quali aspetti miglioreranno e quali peggioreranno. Nel primo caso, a beneficiare dell’IA sarà soprattutto la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione (indicata nel 52% dei casi), seguita dalla possibilità di vivere esperienze culturali (50%), fare shopping (48%), gestire i propri spostamenti e la mobilità (46%) e dall’aumentata precisione e velocità delle diagnosi mediche (46%). D’altro canto, i possibili impatti negativi vengono visti soprattutto nella protezione dei dati personali, che peggiorerà secondo il 34%, nella sicurezza digitale, con il rischio cybercrime (32%), nella comunicazione tra le persone (31%) e nella qualità dell’informazione dei media (30%). Da segnalare inoltre che sul tema dell’ambiente prevalgono i pareri negativi: solo per il 26% l’IA aiuterà il clima, mentre il 28% ritiene che l’effetto sarà peggiorativo. Infine, secondo gli italiani, con l’IA le opportunità lavorative prevarranno sugli ostacoli per i giovani (nel 42% dei casi) e per le persone con disabilità (34%), mentre c’è da aspettarsi più ostacoli che opportunità per le persone con una bassa scolarizzazione (40%), per gli over 50 (36%) e per gli immigrati (20%).