Giovedì 25 Aprile 2024

Mou e Sarri, il flop sempre colpa degli altri

Dal Bodo Glimt alla Juve, Josè attacca di nuovo i giocatori. E Maurizio rincara: "Non basta un mercato per sistemare questa Lazio"

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di Paolo Franci

Più che delusi, deludenti. Vai un po’ a immaginare che il Comandante e lo Special One - così distanti nel modo di essere e allenare - si sarebbero ritrovati a braccetto in una pozza di mediocrità tutta romana. Mou e Sarri uniti nella disgrazia che non fa rima con fallimento solo perchè di partite da giocare ce ne sono ancora. Se però vai a guardare rendimento, qualità di gioco e feeling con la squadra allora quella parola con la ’F’ - Fallimento - si staglia sui sette colli come la scia di una cometa senza luce.

Entrambi sono arrivati a Roma con il pieno di entusiasmo. Il loro, certamente meno fiammeggiante di quello delle piazze un po’ da ripiego - senza offesa - rispetto al passato. Mou che dal Porto in poi mai era sceso dalla noblesse del pallone. Maurizio che in quell’attico ha prima messo il piede a bloccare la porta con il Napoli, poi s’è preso le sue soddisfazioni - non è che vincere lo scudetto con la Juve deve essere considerato un fallimento così come hanno voluto dipingerlo taluni - tra bianconero e Blues.

A pensarci bene, un altro punto in comune ce l’hanno: questo continuo lagnarsi sui limiti della rosa invocando operazioni di mercato a garganella. Lo ha fatto Mourinho, mettendo sistematicamente in piazza le magagne di un gruppo effettivamente costruito malissimo dalle precedenti gestioni e ancora vittima di quello che Jimmy Pallotta definì il miglior ds al mondo, Monchi. Sarri ha fatto anche di peggio - nel senso che è andato dritto come un Frecciarossa sui binari - forse convinto di lavorare per Mansur bin Zayd Al Nahyan. Sarri dixit, dopo il ko con l’Inter: "Per quello che ho in mente ci vuole qualcosa in più anche a livello numerico. Siamo tanti, ma qualcuno non è adatto a fare questo calcio. Un mercato non ci basta. Bisogna cominciare ad intervenire, perché fare tutto in un mercato diventa complicato". In realtà, il Comandante lavora per Claudio Lotito, presidente astuto e assistito da quella volpe di Igli Tare che di talenti in questi lustri ne ha scovati, ma sempre con ferrea oculatezza.

Man mano che si va avanti, di punti in comune se ne trovano tra Mou e il Comandante. Per dire: entrambi stanno facendo decisamente peggio dei predecessori, Fonseca e Inzaghi. Il pallido Paulo fu accusato di non saper fare punti con le grandi e a lui fu addossata questa infamia, tacciandolo di mancanza di personalità. Poi vai a guardare Mou che la personalità la potrebbe vendere al mercato: 6 pere col Bodo, 2-3 con la Lazio, 0-1 e 3-4 con la Juve, 1-2 e 1-3 col Milan, 0-3 con l’Inter. Nel mezzo l’illusoria gran vittoria di Bergamo e un pareggiotto con il Napoli. Non che la Lazio sia andata meglio: 0-2 col Milan, 2-2 con l’Atalanta, poi ko con Juve e Napoli. Nel mezzo i successi con Inter all’Olimpico e nel derby. Sarri e Mou sono tristemente appaiati al sesto (oppure ottavo: dipende da come la si vede...) con 32 punti e a 9 lunghezze dalla zona Champions.

Volete sapere come stavano messi Fonseca e Simoncino Inzaghi lo scorso anno alla 21esima: appaiati al quarto (quinto?) posto a cinque punti della Juve, in piena lotta Champions. Di più: se Simone Inzaghi ha valorizzato enormemente giocatori che all’inizio parevano flop come Luis Alberto ad esempio, tra i migliori giocatori in assoluto delle ultime stagioni pre-Sarri, il Comandante ne ha soffocato il talento tra diagonali, schemi e rincorse per un calciatore che – Inzaghi l’aveva capito e ha fatto bis con Calhanoglu... - va lasciato libero di scorazzare tra le praterie. Sarri e Mou che segnano poco più di quanto incassano. Sarri e Mou e il timore dei tifosi che abbiano ormai dato il meglio. E che siano arrivati qui per dipingere un tramonto che, nei sogni dei tifosi, doveva essere un’alba mai vista prima.