Venerdì 26 Aprile 2024

Mir-acolo possibile per il titolo Joan, il leader che non vince mai

Lo spagnolo in testa al mondiale con la Suzuki senza un trionfo in gara. "Ma prima della fine ci riuscirò"

di Riccardo Galli

"Prima della fine della stagione ci riuscirò...", e giù una bella risata che sottolinea alla grande il paradosso (positivo) stampato sul 2020 di Joan Mir. Già, perchè in quel "ci riuscirò", il giovane pilota spagnolo della Suzuki, nasconde la voglia matta di vincere la sua prima gara in MotoGp. Dato non proprio insignificante e appunto paradossale, visto che Mir da 48 ore è il numero della classifica mondiale.

Numero uno alla faccia del superfavorito Quartararo o degli ambiziosi Viñales e Dovizioso, che da qualche settimana sono lì ad osservare la rincorsa vincere e spettacolare della Suzuki.

D’altra parte, Mir, 23 anni compiuti un mesetto e mezzo fa, ai colpi di scena è comunque abituato. Ok che è già stato campione del Mondo, in Moto3, nel 2017 e va bene ricordare anche che in moto, in minimoto per l’esattezza, fu il più veloce all’età di 10 anni nei campionati nazionali di casa sua, fra la Spagna e le Baleari, ma nella carriera del talento che ha riportato una Suzuki in vetta al Mondiale dopo 20 anni (sì, proprio 20), spicca bene il battesimo con cui Davide Brivio lo accolse, in vista della stagione 2019, nel team giapponese. Suzuki aveva scelto di chiudere l’avventura con Andrea Iannone e il mercato piloti indicava in Jorge Lorenzo l’uomo giusto per il salto definitivo per raggiungere i livelli dei top-team. Lorenzo, appunto e guarda caso concittadino del giovanissimo Mir, entrambi con la targa di Palma di Maiorca scritta accanto alla data di nascita. Scherzi del destino.

Come andò a finire? "Lorenzo... Lorenzo è interessante – annunciò la sua scommessa Brivio –, ma noi preferiamo Mir. Vogliamo far crescere il suo talento e abbiamo grande fiducia...".

Fiducia che nella pagella dello stesso Brivio assomigliava già a un marchio di garanzia indelebile in vista dei risultati futuri. "Credo che Joan nella nuova generazione dei piloti della MotoGp sia davvero uno fra i migliori. Lui, come del resto l’altra nostra guida, Rins", la sentenza del team manager della Suzuki. Che poi restando proprio a quanto accaduto nel week end di Aragon appena andato in archivio, Rins ha vinto il Gp con una prova di forza degna di Marquez o del Valentino Rossi di qualche stagione fa. Mica noccioline.

Ma torniamo a Mir. Quattro le gare alla fine della stagione e il doppio obiettivo dello spagnolino è chiarissimo: prima vittoria in carriera dopo due stagioni in MotoGp e titolo (storico) da consegnare a papà Brivio e alla Suzuki. Chi l’avversario più pericoloso? Mir che parla benissimo l’italiano, lascia al palo la concorrenza dei connazionali Quartararo e Viñales e a sorpresa rilancia la candidatura di Dovizioso: "Dovrò stare attento a tutti e tre, ovvio – è la sua previsione –, ma sono sicuro che Dovi troverà qualcosa nelle ultime gare. Ha l’esperienza per farlo e farà di tutto per vincere e dovrò fare i conti con lui".

Bella storia, sì. Quella del ragazzino Mir che lancia la sfida allo zio Dovi. E nell’anno in cui Marquez e Rossi non ci sono più, era forse proprio questa la sferzata che ci voleva per accendere la volata della MotoGp.