Giovedì 25 Aprile 2024

La crociata dei preti sullo stadio a Maradona

Lettera al Prefetto ed al Cardinale Sepe in difesa di San Paolo: "I potenti cancellano i nomi e i segni della fede dalle nostre città"

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di Corrado Piffanelli

"L’Italia è un paese di santi, eroi e navigatori, o forse anche di artisti, poeti e pensatori". La frase, pronunciata da Benito Mussolini nel 1935, era di quelle destinate a più frequente citazione: non sempre in modo lusinghiero, ma comunque meglio di tanti altri stereotipi che poi hanno giocato sulle caratteristiche nostrane. Fatto sta che di questa convinzione da ieri è ancora più lecito dubitare. Quanto a poeti e navigatori, non siamo in grado di valutare, ma sui santi non tutti la vedono allo stesso modo. Mentre il Comune di Napoli si accingeva con grande celerità ad approvare l’intitolazione dello stadio a Diego Armando Maradona, è partita la crociata del clero partenopeo in difesa della intitolazione originaria a San Paolo. "Lo stadio resti al Santo che ci ha portato Gesù! Sento con umiltà la grande responsabilità innanzi a Dio di dirvelo". Il pulpito è quello di don Salvatore Giuliano. Come riportava ieri Il Mattino, il parroco della basilica di San Giovanni Maggiore, una delle più antiche della cristianità, ha inviato una lettera al cardinale Sepe per far sì che lo stadio di Napoli resti intitolato al Santo e non sia cambiato a favore del nome di Diego Maradona. Fatto che poi, per il nostro paese, è una vera stranezza. Come rileva Giordano Bruno Guerri nel suo "L’antistoria d’Italia", l’attenzione per i Santi in Italia è sempre stata massima. Se era difficile trovare una soluzione ai problemi, era però sempre facile individuare un referente nella schiera dei Santi cui chiedere almeno la grazia. Dal mal di gola al figlio che va male a scuola, l’effetto placebo è garantito: tanto sulla soluzione del problema interviene la rassegnazione italica, questa sì ben rappresentativa del paese. Ma da ieri la storia millenaria è cambiata.

"Eminenza Reverendissima – si legge nella lettera di don Salvatore al Cardinale – trovo veramente triste che mentre i potenti cancellano i nomi e i segni della fede dalle nostre città, noi cristiani restiamo in silenzio o, peggio, li appoggiamo". Le proteste dei preti sono state indirizzate prima al prefetto e poi all’arcivescovo di Napoli, spedite da numerosi sacerdoti dell’arcidiocesi. Al Cardinale la "squadra" dei preti partenopei suggerisce anche una strada di mediazione, in verità più democristiana che cristiana: "Il Consiglio dei decani potrebbe valutare la proposta della doppia titolazione, sicuramente equilibrata e poi passarla ai presbiteri". Ma a che titolo? E qui subentra un altro problema. Lo Stadio San Paolo si trova a Fuorigrotta, quartiere del comune di Napoli, ma dal punto di vista ecclesiastico appartenente alla diocesi di Pozzuoli. Proprio a Pozzuoli, dove secondo la storia attraccò San Paolo nel 61 dopo Cristo, dopo la celebre conversione. Ma la geografia sta alla storia più o meno come la matematica a Caravaggio. E guarda caso, il vescovo di questa diocesi, monsignor Gennaro Pascarella, ha dato il via libera alla proposta di de Magistris. La solita querelle tra potere temporale o potere spirituale... A Pozzuoli coincidono, come più o meno in un paio di millenni di storia patria, ma a Napoli no. "Ben venga – ha affermato il presule – l’intitolazione a Maradona del principale impianto sportivo della città, se questo aiuterà la crescita umana e sociale della nostra terra purché non si perda la memoria delle nostre radici e ci siano iniziative culturali che mettano in evidenza i fondamenti greco-romani e cristiani di questo territorio".

Il primo a mettere a confronto sacro e profano era stato Gennaro Gattuso: "Maradona a Napoli è quasi più importante di San Gennaro" le sue parole subito dopo la partita contro la Roma. Un confronto evidentemente fuori luogo che però Gattuso ha portato innocentemente per far capire l’importanza di Maradona nel vissuto e nell’anima di Napoli. Un’importanza intercettata ovviamente con grande velocità dai politici della città, sicuramente altrettanto tempestivi su altre emergenze della zona, che in questo comunque hanno fatto un bel botto di consensi. Perchè San Paolo, per sua sfortuna, non è nemmeno più un elettore.