di Giulio Mola C’era una volta Milan-Juventus. Sugli spalti il pienone perché in palio c’era lo scudetto, l’erba perfetta di San Siro veniva calpestata da campioni che sapevano più accarezzare il pallone che azzannare le caviglie degli avversari. Ieri sera della “grande classica” del calcio italiano è rimasto solo il fascino. Appena cinquemila spettatori nel primo anello per le limitazioni delle normative anticovid, squadre che hanno giocato più a calci che a calcio su un terreno ai limiti della decenza (è stata l’ottava gara in 17 giorni) e qualità dello spettacolo scadente e non solo per merito delle difese (la quinta e la terza del campionato). Eppure le motivazioni non mancavano: la possibilità di restare sulla scia dell’Inter per i padroni di casa, riprendersi la zona Champions per i bianconeri. Si è fatto troppo poco per vincere, lo scialbo 0-0 è un brodino per entrambi in una gara emozionante come una sveglia il lunedì mattina: il Milan (che ha fatto di più) riagguanta il Napoli al secondo posto, la Juve (nono risultato utile di fila ma mai pericolosa) resta quinta a -1 dall’Atalanta. Alla fine gode solo la capolista. Rossoneri rinnovati dopo lo scivolone con lo Spezia: dentro Calabria, Romagnoli e Tonali, in avanti conferma per Ibrahimovic. Cambiava tanto Allegri: McKennie vinceva il ballottaggio con Bernardeschi ma la sorpresa più grossa era l’assenza di De Ligt debilitato da una gastroenterite. Più brillante la Juventus in avvio, con il Milan guardingo e pronto a ripartire. Il contatto in area bianconera (3’) Alex Sandro-Calabria era ai limiti ma bastava per far arrabbiare Pioli e i suoi. Tanto agonismo e gioco molto spezzettato da Di Bello, costretto ad ammonire Locatelli e Tonali nei primi dieci minuti. Pallino in mano agli ospiti, Cuadrado (12’) di sinistro dal limite non inquadrava il bersaglio. Dopo aver contenuto la “sfuriata” ...
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