Mercoledì 24 Aprile 2024

E’ italiano il Mondiale perfetto

Angelo

Costa

Brinda la Francia, che nel nuovo millennio la maglia iridata non l’aveva ancora vinta, ma un calice di champagne lo merita pure Imola: in meno di un mese, l’Italia si è inventata il Mondiale perfetto, inteso come organizzazione, scelta di percorso, paesaggio e, visti i tempi, sicurezza sanitaria. Dirselo da soli forse stona, ma qui a sottolinearlo sono i grandi capoccioni, dal presidente dello sport mondiale a quello del ciclismo: sia merito di una struttura pronta e attrezzata come l’autodromo, o della capacità degli emiliano romagnoli di fare bene le cose che si mettono in testa, questa edizione non verrà ricordata solo per l’aspetto tecnico, ma soprattutto come modello da imitare. C’è molta Italia in questo Mondiale che ha riempito come uno stadio le colline imolesi, belle almeno quanto quelle più celebrate nel nostro e in altri Paesi, come ben si è visto attraverso riprese tv semplicemente magnifiche. C’è la progettazione dell’evento, con un tracciato bellissimo, da campioni: scorrere la classifica per conferma. C’è la capacità di far sembrare normali anche gli eventi eccezionali: anche in tempi di controlli e mascherine, il clima della festa si è respirato. Poi ci sono i risultati, buonissimi: su tutti, lo storico oro di Ganna nella crono mai vinta da un italiano, oltre al bronzo di Longo Borghini fra le donne, ennesima tacca nel medagliere di un ct vincente come Dino Salvoldi. Di soddisfazioni non ne sono arrivate nella gara più attesa, quella dei professionisti: per quanto abbia corso come doveva, la Nazionale azzurra non aveva frecce migliori di chi si è giocato la corsa. Si sapeva ben prima della vigilia: un percorso duro e selettivo inevitabilmente l’ha confermato. Nibali è stato il Nibali che il momento gli consente, il pur bravo Caruso più che Caruso non poteva essere, gli altri sono rimasti un passo indietro a gente con un tasso di classe superiore. Da un Mondiale sincero come questo si esce con un verdetto altrettanto schietto: non avendo un Alaphilippe e tantomeno un Van Aert, gli applausi per aver allestito un Mondiale memorabile sono la medaglia più bella.