Mercoledì 24 Aprile 2024

Dal pronto soccorso a reginetta della boxe

La storia Infermiera a Bologna in tempo di Covid, alterna emergenze e ring: così si è laureata campionessa italiana della categoria 64 chili

di Gianluca Sepe

Dal pronto soccorso al tricolore di pugilato: è la storia di Pamela Malvina Noutcho Sawa, nata in Camerun, in Italia già a 8 anni prima a Perugia e poi a Bologna, dove si è laureata in Infermieristica e conosce il pugilato. Attualmente lavora all’Ospedale Maggiore ma tra un turno e l’altro non rinuncia a salire sul ring della Bolognina Boxe per gli allenamenti. La consacrazione domenica sul quadrato del Pala Del Mauro di Avellino, dove si è laureata campionessa italiana nella categoria 64 kg. "L’emozione è indescrivibile, - comincia la 28enne della Bolognina Boxe - sono state tre giornate intense, ho affrontato tre avversarie toste e agguerrite che volevano vincere come me. Quando l’arbitro ha sollevato il mio braccio in finale è stato incredibile.

E’ il coronamento perfetto per le fatiche fatte in questi due mesi. Abbiamo lavorato tanto e a tempo di record, con le palestre chiuse è stata dura ma il risultato raggiunto è la ciliegina sulla torta." Un amore quello per la boxe nato quasi per caso, durante gli anni della specialistica: "Ho svolto un tirocinio al centro Beltrami nel 2015, qui c’era una palestra per il benessere psicofisico in cui si praticava anche boxe. Ho provato ed è stato subito amore. Grazie ad Alessandro Danè mi sono avvicinata alla Bolognina Boxe e ho iniziato il percorso dilettantistico." Parla con la voce piena di emozione e orgoglio Pamela, perché è tra lavoro e sport ha trovato la sua dimensione: "La boxe e il mio lavoro al Maggiore sono la mia vita. Mi ritengo molto fortunata, faccio ciò che più mi piace. Ho sempre voluto aiutare le persone e alla fine ho raggiunto il mio obiettivo a Bologna. Una città che mi ha accolta e mi ha dato tanto, vincere il Campionato Italiano con la casacca della Bolognina è un modo per ripagare questa città." Un lavoro, quello di infermiera che riesce sempre a conciliare con gli allenamenti: "Non rinuncio alla vita sportiva. Ho la fortuna di avere un caposala molto comprensivo, che sa incastrare i turni in base alle nostre esigenze. Il pugilato mi ha dato anche capacità di concentrazione, aiutandomi molto in corsia". La vittoria agli Assoluti, con un percorso netto (in finale ha avuto la meglio su Simona Monteverdi) non sono un caso e nonostante Pamela sappia rimanere con i piedi per terra, il bello deve ancora venire: "Il 27 febbraio ho il prossimo match, poi penseremo a preparare il Guanto d’Oro, altro grande obiettivo stagionale.

Ancora non è chiaro se la Women Boxing League si terrà o meno, causa Covid, nel caso parteciperò anche a quelle". Proprio il Coronavirus è stato un avversario diverso e quotidiano da prendere a pugni che la 28enne ha avuto modo di conoscere quotidianamente: "Non è una situazione semplice, ci sono intere famiglie distrutte. Le persone hanno molta più paura e ora anche le malattie che prima spaventavano passano in secondo piano di fronte al Covid. C’è grande diffidenza". Paura, un sentimento che spesso porta anche alla discriminazione: "Per fortuna tra Perugia e Bologna non ho mai subito episodi di razzismo. A volte però ci sono piccole cose, sottigliezze frutto dell’ignoranza della gente. Frasi e piccoli episodi che possono ferire anche nel quotidiano. Bisogna che le persone migliorino da questo punto di vista". Pamela è la terza di quattro figli, con il fratello 33enne che è infermiere come lei: "Appena l’ho detto a mio padre è stato contentissimo mentre la mamma era più diffidente. Dopo la vittoria agli Assoluti però si è convinta, ha esultato e gioito per me". Il futuro è tutto di questa solare campionessa, ennesima conferma che la Noble Art è legata a doppio filo a Bologna.