Venerdì 26 Aprile 2024

Finale Champions 2017, data, orari tv e biglietti

A Cardiff la Juventus tenta l'impresa. Biglietti, live streaming e tutte le info sul match Rivivi qui la diretta della partita

Juventus in finale di Champions (Ansa)

Juventus in finale di Champions (Ansa)

Finale Champions 2017, data e dove vederla in tv

DIRETTA TV E STREAMING - I diritti televisivi sono di Mediaset che, se seguisse la linea adottata per quarti e semifinale, dovrebbe trasmettere la diretta tv anche in chiaro su Canale 5 (oltre che su Premium). Streaming gratutito, in quel caso, sul sito di Sportmediaset. Per chi vive al Nord la partita potrebbe essere visibile live su RSI La2 (il canale della tv pubblica svizzera trasmette anche online, ma lo streaming della partita potrebbe essere bloccato in Italia per una questione di copyright, riservata si è detto a Mediaset). 

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Juventus-Monaco, la semifinale - di PAOLO FRANCI

- Certo che la coppia d’oro è strana forte. Uno è un terzino che gioca da ala e l’altro è un centravanti che fa il terzino, lo stopper e sì, anche il mediano. Strana, è vero. Eppoi, i due, sono così diversi: «Un matto che vive a 300 all’ora», ha detto Chiellini di Dani Alves, sorriso da selfie stampato sul volto, occhi chiari e profondi di chi il calcio lo ha vissuto da fenomento. A France Football, invece, su SuperMario Chiello s’è spinto ai confini della grandezza: «Mario? E’ il simbolo della Juventus». Quanto è vero, se il riferimento è a come ne incarna lo spirito da Guerriero. Sì, con la maiuscola.

A Cardiff, Dani Alves giocherà la finale numero 30 in carriera, lui che ha vinto 23 titoli, gran parte dei quali col Barça, si sa. E, chiaro e scontato è l’invito per il razzo brasiliano: ha fatto trenta, veda di fare trentuno con la finale di Coppa Intercontinentale, che vorrebbe dire Juve campione d’Europa. Lui, l’ex Barça, è stato l’uomo in più – per dirla alla Paolo Sorrentino – di questa doppia sfida con il Monaco. Il gol delle mille certezze, un destro al volo su respinta di Subasic bello ed elettrico come un graffito di Keith Haring. E, poco prima – 12 minuti per l’esattezza – quel cross perfetto sul secondo palo che Mario Mandzukic ha trasformato nel ruggito dello Stadium.

E così, la strana coppia ha timbrato i passaporti juventini per il viaggio a Cardiff. Due tipi così diversi, Dani e Mario, lontani anni luce uno dall’altro, profondamente segnati dalle loro origini. Mario che si porta dentro le ferite di una terra tormentata. Dani, l’allegria di un Paese che ha la danza nel cuore.

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L’eroe della serata è senza dubbio Dani, almeno a guardare le azioni decisive. Mario però, diamine. Lui che pur di giocare s’è fatto un po’ Chiellini, un po’ Khedira e molto poco

Djilkos , il soprannome che gli aveva affidato un santone del calcio croato, Miroslav Blazevic e che significa, in lingua ungherese: killer, ma nello slang croato si traduce in sfrontato e grezzo. Mario, quel soprannome l’ha sempre detestato. Ma, non ce ne voglia, ieri killer lo è stato davvero. Piombando su quel pallone s’è scrollato di dosso il terzino, lo stopper, il mediano e s’è fatto rapace e killer, soffocando l’ultima vena di speranza del coraggioso Jardim, che pure all’inizio, con quel palo di Mbappè – che poi la soddisfazione se l’è tolta – e l’inedito 3-4-1-2 aveva anche pizzicato la Juve nelle terre di mezzo.

Poi però, prima Mario, poi Dani. Il lampo di Mandzukic però, al nono gol stagionale, è speciale. Lui, che gliene comprano sempre uno più forte: a Monaco Lewandowski. A Torino Higuain e Dybala. A Wolfsburg quel diavolo di Dzeko. Eppoi, sì, anche eredità pesanti da raccogliere come quella di Diego Costa a Madrid, sponda colchonera . Il Guerriero croato a breve, avrà la sua vendetta, perchè lui non ha mica dimenticato quella sfida col Real nei quarti della Champions 2013/14, quando sanguinò di brutto dal volto dopo un duro scontro con Ramos, altro killer implacabile nelle sfide con l’Atletico. Dani e Mario, così diversi, così decisivi in una Juve che non smette di essere perfetta grazie alle alchimie di Allegri, e, si spera, finalmente predestinata in quella finale, la nona, che manca da tanto, troppo tempo.