Mercoledì 24 Aprile 2024

Inter, ma Conte ce l’ha solo con Manganiello?

Dopo le parole di sabato sul mercato e la prova dei suoi giocatori non è scontato: il suo strano silenzio potrebbe avere altri significati

Inter-Cagliari, Conte contro l'arbitro Manganiello (Ansa)

Inter-Cagliari, Conte contro l'arbitro Manganiello (Ansa)

Milano, 27 gennaio 2020 - Conte non parla, nel post-partita di Inter-Cagliari. Non si presenta nemmeno tra tv e conferenza, lascia San Siro amareggiato e rabbioso per quel che ha visto in campo. Le polemiche arbitrali, certo, ma anche la prova di una squadra a cui manca il colpo del k.o. nel momento in cui il Cagliari sembra aver esaurito la spinta e lascia spazi per colpire. Non solo non arriva il bis, ma come contro Lecce, Atalanta e Fiorentina (per restare alle più recenti uscite) l’avversario coglie il pareggio. A fine gara l’analisi è affidata a Stellini, vice di Conte. La ragione ufficiale è che l’allenatore non è in formissima, anzi "non sta bene" come si giustificano in casa nerazzurra. Durante i 90’ ha dato tutto e di più. Fino al concitato finale, la sua rabbia si è riversata principalmente sui suoi giocatori per qualche scelta sbagliata, soprattutto sotto porta. C’è una parte di delusione che va oltre Manganiello, come confermano le parole del suo secondo. La reprimenda al direttore di gara ("forse anche l’arbitro non è stato bravo a mantenere la calma e ha alimentato la tensione"), si aggiunge a quella per Lautaro Martinez ("in alcuni casi abbiamo dato in escandescenza, bisogna imparare a chiudere le gare"). Conte ripete come un mantra che in atto c’è un percorso, di non dimenticarsi da dove si è partiti, ma l’anima del vincente non gli permette di non pensare che fino ad ora l’Inter è stata l’antagonista della Juve e che la sua squadra è stata anche in testa quando le gambe hanno girato a dovere e non si pagavano ancora le conseguenze dei mesi in cui, specialmente a centrocampo e in attacco, hanno giocato sempre gli stessi. Mercoledì in Coppa Italia ci sarà qualche cambiamento, magari l’esordio di Moses dopo quello di Young. In attesa che Eriksen faccia il suo ingresso in scena e che qualche elemento chiave riprenda a marciare con i giri alti del motore. L’Inter di oggi è talmente lontana dai suoi canoni da non volerne parlare, se non quando sarà il caso di farlo ad Appiano con i suoi giocatori.