di Riccardo Galli
"Vinales non è stato bravo, è stato bravissimo. In un millesimo di secondo ha fatto l’unica cosa che doveva fare: scendere di moto per evitare... Non mi faccia dire altro, mi vengono i brivid. Ha visto in che condizioni era la sua Yamaha dopo il botto nelle barriere?".
Giacomo Agostini rivede l’episodio, la cartolina, firmata da Vinales, domenica a Zelteweg. La commenta, applaude il pilota spagnolo e poi, a sorpresa, apre una delle mille pagine della sua carriera da numero uno del motociclismo.
Dunque, saltare giù dalla moto a 220 all’ora era veramente l’unico modo che Maverick aveva per salvarsi la vita?
"Assolutamente. E la freddezza e il modo di ragionare che ha avuto nel prendere la sua decisione dimostrano quanto sia bravo e lucido questo pilota. Guardi che non è facile scendere da una moto che vola a 200 all’ora e sa perchè?".
Traduco: lei vuol dire che non basta mollare tutto e...
"Proprio no. A 200 all’ora il corpo e la moto sono un tuttuno. Sono attaccati, appiccicati, sono la stessa cosa. Così, Vinales è stato bravissimo prima a staccare il piede sinistro, e incrinare il flusso d’aria che aveva contro, poi a sollevarsi per far sì che la botta, violentissima, del vento gli arrivasse come un pugno nello stomaco e l’impatto diventasse la forza giusta per staccare il corpo dalla moto... E’ a quel punto che ha potuto separarsi dalla moto e ruzzolare a terra... Tutto questo glielo dico anche per esperienza personale".
Scusi, anche a lei è capitato di dover scendere da una moto in corsa?
"Eh sì".
Stessa dinamica e risultato di Vinales?
"Purtroppo no. Io finii sul guard rail. Mi andò bene, certo, ma il mio salto non fu perfetto come quello di Maverick. E sa perchè?".
Prego.
"Non andavo troppo veloce e questo mi impedì di staccare bene il corpo dalla moto come invece ha fatto lui. Magari fossi stato in sella a 200 kmh".
Dunque, Vinales avrebbe fatto la mossa sbagliata a cercare di saltare giù magari qualche metro dopo, aspettando un lieve calo della velocità?
"Certo e oggi, forse non saremmo qui a riparlare di un episodio che alla fine è stato altamente spettacolare e ringraziando Dio non drammatico".
Potremmo dire lo stesso perquanto accaduto sette giorni prima, sempre a Zeltweg, quando Zarco ha incrociato Morbidelli?
"Lì è stato altro a intervenire. E non la bravura o la fredezza di qualcuno. Lì, Maria, la Madonna che protegge i piloti ha evitato una tragedia che sarebbe stata enorme. Insomma, quando due moto impazzite schizzano e passano a cinque centimetri dalla testa di due piloti... solo il divino ha deciso che doveva finire bene e che si potesse pensare ancora a un risultato da consegnate agli almanacchi, al podio e, perchè no, alle polemiche per la dinamica di un incidente così grave".
Agostini, non è che in pista stanno succedendo cose così gravi perché c’è maggiore tensione?
"In che senso?".
Marquez è a casa e tutti vogliono vincere: questo non esaspera stili di guida e rischi?
"No. I piloti vogliono sempre vincere. Non guardano a chi c’è in pista o meno. Chi corre vuole essere il numero uno. Punto".
Torniamo a Vinales: quando ha visto il gesto dello spagnolo a cosa a pensato?
"La vuole sapere davvero?".
Certo.
"Mi sono detto: uno cade in casa per le scale e si rompe il femore. Questo è volato a terra a 200 all’ora ed è tutto intero. Strana la vita, eh?".