Basilea, 15 aprile 2018 - L'età non è più verde, ma la voce conquista ancora nonostante siano passati 58 anni dall'inizio della sua carriera. Una storia musicale che si è incrociata con quella di Bob Dylan, ma anche con altre icone della musica americana come Paul Butterfield e Jerry Garcia. Maria Muldaur (all'anagrafe Maria D'Amato prima di sposare il chitarrista Geoff Muldaur) è stata la protagonista del Blues Festival di Basilea, giunto allla sua 19a edizione. A lei è stata affidata la chiusura della manifestazione durante la quale vengono conferiti anche i riconoscimenti della scena blues elvetica.
Con una band formata dal fedelissimo Chris Burns alle tastiere, Craig Caffal alla chitarra, Ronnie Smith alla batteria e dal sassofonista svizzero Sam Burckardt, Maria Muldaur ha presentato un repertorio che lei stessa ha chiamato Bluesiana, quindi caratterizzato dalle sonorità tipiche dello stato di New Orleans. E in questa direzione è andata presentando un omaggio ad Allen Toussaint (I've got Those Optimism Blues, Yes we can, Bring your Blues), Cajun Moon di J.J.Cale e Why Are People Like That di Bobby Charles.
In verità la sua vasta esperienza musicale, le origini della East Coast e la sua attività in California sono altrettanto presenti nel suono che ha proposto a Basilea. Sorretta da una voce che sposa istinto e tenica e da una grande naturalezza nello stare in scena, la cantante ha proposto brani di grande fascino e impatto come Bessie's Advice scritta con Eric Bibb, Lord, Please send me Someone to Love di Percy Mayfield, I'll be So Glad When I get my Groove Back Again, oltre ai grandi successi. Tra i big three, come Maria Muldaur li ha chiamati sul palco, il suo hit del 1973 Midnight at The Oasis e Don't You Feel My Leg (Don't You Make Me High).
Per concludere, festeggiatissima, con un brano a cappella It's a Blessing, spiritual generalmente eseguito con l'amica Bonnie Raitt. Una sfida che solo artiste come lei sanno affrontare e vincere.