Rigopiano (Pescara), 16 novembre 2020 - Un minuto e mezzo, dalla cima del monte all'impatto contro l'hotel. Sono passati novanta secondi tra il distacco della valanga e lo schianto contro il resort di Rigopiano. Luogo remoto d'Abruzzo, sul Gran Sasso, divenuto simbolo mondiale di una strage inaudita. Era il 18 gennaio 2017, il bilancio fu pesantissimo: 29 morti, 11 superstiti, famiglie condannate all'ergastolo del dolore. Ma che cosa ci racconta di nuovo questo studio appena pubblicato su Nature? Una ricerca internazionale coordinata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), in collaborazione con Politecnico di Torino, Istituto svizzero Wsl per la ricerca sulla neve e le valanghe e Università di Monaco.
La valanga è silenziosa ma loro, i ricercatori, ne hanno ascoltato la voce. Vento gelido di morte, nei ricordi dei sopravvissuti. La valanga è un ammasso di neve, ma loro le hanno dato una forma. Eccola, nei tracciati complessi da leggere. Eppure sono immagini che emozionano. Perché le sovrapponi alle voci, alle paure, alle ansie di quei momenti, alle fotografie che ritraevano gli ospiti davanti al camino. Qualcuno si sforzava di sorridere, qualcun altro là in fondo aveva il viso tirato di chi si aspetta la fine da un momento all'altro. In quegli scatti ci sono i sommersi e i salvati.
Le richieste di soccorso di quel maledetto 18 gennaio 2017 sono state incrociate dai ricercatori con i dati registrati dalle stazioni della rete sismica, e ancora con modelli matematici e simulazioni. E' stato ricostruito così il percorso della valanga, 2.400 metri dalla cima del monte Siella, sul versante pescarese del Gran Sasso. La slavina si è mossa a una velocità di 28 metri al secondo, quasi cento chilometri orari. Quella massa di neve, alberi, detriti, nella ricostruzione dell'Ingv avrebbe colpito l'hotel alle 16.43.20, un minuto e mezzo dopo il distacco dalla cima. Informazione che anticipa di quasi sei minuti quella che fino ad oggi, anche nelle carte della procura, è stata sempre considerata l'ora dell'impatto, le 16.49. A definirla, gli ultimi messaggi, le ultime immagini e telefonate delle vittime. Ad esempio la fotografia inviata da Cecilia Martella, l'estetista dell'hotel, al babbo Marcello. Oppure i Whatsapp tra Marinella Colangeli, la responsabile della Spa, e la sorella Antonella. Tutto materiale finito nell'inchiesta. Il processo è ancora fermo all'udienza preliminare.
Lo studio internazionale coordinato dall'Ingv arriva invece alle stesse conclusioni dei periti nominati dalla procura sulle scosse di terremoto che fin dalle 9.25 del mattino terrorizzarono gli ospiti di Rigopiano. Molto improbabile, scrivono gli scienziati, un rapporto di causa ed effetto con la valanga. E' passato troppo tempo. Gli indizi si concentrano piuttosto sull’aumento delle temperature in combinazione con il crescente manto nevoso. Tra il 15 e il 18 gennaio, infatti, in quell’area dell’Appennino Centrale italiano si sono verificati più di 520 eventi valanghivi di grandi o grandissime dimensioni.
Thomas Braun dell'Ingv, tra i ricercatori che hanno firmato lo studio, guarda già al futuro: "Applicando questa metodologia multidisciplinare, si può quindi immaginare un potenziale uso della rete di stazioni sismiche, configurata per i territori montani, per monitorare valanghe in luoghi remoti e impervi. Così comprenderemo meglio il fenomeno".