Venerdì 26 Aprile 2024

La moda è viva e la ripresa fa sorridere il comparto

In Italia, dopo l’euforia del primo semestre, la crescita è stata robusta anche nel secondo, trascinata sia dalla domanda interna che dalle esportazioni

Pitti

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di Claudio Marenzi*

La ripresa delle attività che il successo del piano vaccinale – che non si poteva dare per scontato solo alcuni mesi fa – e le conseguenti politiche di progressiva apertura hanno consentito è stata più rapida di quanto ci si potesse aspettare. In Italia, dopo l’euforia del primo semestre (+7,6% il PIL), la crescita è stata robusta anche nel secondo, trascinata sia dalla domanda interna che dalle esportazioni e le ultime previsioni Istat sulla crescita del PIL arrivano al +6,3% nel 2021 e si prolungano con una crescita del 4,1% nel 2022. D’altro canto la nuova ondata di contagi provocato dalla variante Omicron sembra, almeno in Italia, poter restare sotto controllo senza drastici interventi negativi per l’economia.

Anche l’industria italiana della moda ha seguito l’onda positiva della ripresa nei primi tre trimestri del 2021 per i quali sono disponibili i dati. Con una crescita del fatturato che per i primi 10 mesi sfiora il +20% rispetto allo stesso periodo del 2020. Una dinamica che si rispecchia nell’andamento delle esportazioni (+17% rispetto al 2020 nei primi 9 mesi), con un andamento particolarmente positivo verso la Cina, gli Usa e la Russia. E’ inoltre da sottolineare l’impatto negativo della Brexit sulle esportazioni della moda italiana. Tra i primi 20 paesi clienti della moda italiana soltanto 1 ha registrato nei primi 9 mesi del 2021 un andamento negativo dei flussi di esportazioni italiane di moda, il Regno Unito con un calo del -18,3, si tratta di €380 milioni di export in meno rispetto al 2020 e di quasi 1 miliardo di Euro in meno rispetto al 2019 (-35,8%).

I dati a ora disponibili fanno prevedere che il 2021 della moda italiana possa chiudere con un fatturato del 20% superiore a quello del 2020, ma di circa il 9% inferiore a quello pre-Covid. Archiviata la fase esplosiva del 2021, ci si interroga oggi su quali vincoli e opportunità possano influenzare la prosecuzione della crescita nel 2022. A dati di dicembre relativi al clima di fiducia dei consumatori sono rassicuranti, malgrado le tensioni psicologiche dei nuovi contagi, e restano sopra i livelli massimi del periodo pre-pandemia. Bene anche il clima di fiducia delle imprese registrato dall’Istat, anche se in lieve cedimento rispetto ai livelli di ottobre e novembre.

Le preoccupazioni riguardano piuttosto alla capacità dell’offerta di soddisfare la domanda e il rischio di spinte inflazionistiche. Le reti logistiche globali registrano carenze di container, ingorghi nei terminal e nei porti e stanno creando difficoltà nelle consegne per la stagione estiva. Sul fronte dei prezzi, nel 2021 quelli delle materie prime tessili hanno registrato, un rally a due cifre con aumenti tra il 30% e il 40%.

Il petrolio (Brent) ha superati i 80 dollari al barile, e si è mantenuto tra i 70-e i 75 dollari anche a dicembre, era 40 dollari un anno fa. I prezzi del gas naturale hanno toccato a dicembre i 140 Euro per Mwora, mentre erano sotto i 20 Euro a inizio anno. Malgrado queste spinte inflazionistiche la presidente dell’Ecb ha recentemente rassicurato che non prevede cambiamenti di rotta nella politica monetaria espansiva che ha sostenuto la ripresa nel 2021.

Il 2022 appena iniziato sarà quindi un anno di consolidamento della crescita anche per la moda italiana, che potrebbe recuperare pienamente il fatturato pre-Covid, anche se non in tutti i sottosettori. A condizione però che nel 2022 la campagna vaccinale consenta di contenere la nuova ondata, scongiurando arretramenti sulle politiche di apertura e un ritorno al clima cupo del 2020.

*Presidente di Pitti Immagine