Mercoledì 24 Aprile 2024

Vero tecnico di idraulica e della scienza dei fluidi

Creò le basi per la rete d’acqua che da Milano si diffonde in Lombardia e firmò il suo capolavoro tra la Martesana e il Tombon de San Marc

Studio di figura e vortici, Leonardo da Vinci, 1512-13

Studio di figura e vortici, Leonardo da Vinci, 1512-13

In merito alla precocità degli interessi di Leonardo per lo studio dell’acqua, oggi definita idrologia, Vasari riferisce che fu il primo ancora che giovinetto discorresse sopra il fiume d’Arno per metterlo in canale da Pisa a Firenze, un’opzione tentata solo nel 1503, quando era al seguito della Repubblica Fiorentina in qualità di ingegnere militare nella guerra contro Pisa. Vasari ricorda anche disegni di mulini e gualchiere, elaborati a Firenze negli anni ‘70, che attestano come l’orografia dell’Appennino Toscano, con fiumi a regime torrentizio, fosse congeniale per l’industria tessile e per quella molitura dell’olio, che insieme al vino, sono ancora i due prodotti d’eccellenza anche proprio delle campagne di Vinci e del Montalbano. Se per l’apprendimento dei rudimenti delle arti figurative e meccaniche conosciamo bene il suo lungo viatico fiorentino, per gli studi idrologici possiamo solo supporre avesse precocemente frequentato, a pochi chilometri da Vinci, così come i ceramisti di Becchereto, appunto i famosi navicellai di Capraia e Limite. L’identificazione per via geomorfologica del Paesaggio con fiume del 1473 nell’area della Cascata delle Marmore deve però indurre a valutare gli studi di Leonardo in materia anche nel contesto della renovatio urbis di Sisto IV, quando Leonardo era a Roma con Verrocchio, anche perché nel bacino idrografico Tevere- Nera tornerà nel 1503, al seguito di Cesare Borgia, approntando una regolamentazione delle piene del Tevere effettiva solo dal secolo scorso con l’invaso idroelettrico di Corbara, tra Todi e Orvieto. Con l’arrivo a Milano nel 1482 Leonardo intensifica le applicazioni pratiche degli studi idrologici, diventando un vero e proprio tecnico di idraulica. Presentandosi a Ludovico il Moro come già esperto in opere di canalizzazione, si propone anche per applicazioni nell’ambito della logistica militare, come ponti mobili per la guerra di Ferrara o strumenti subacquei per contrastare la pirateria nel golfo di Genova. Nel 1490 non ha solo piena cognizione dell’acqua come forza vitale e plasmatrice delle forme geomorfologiche ma anche di quelle sue proprietà fisiche e dinamiche che gli autori classici non avevano saputo cogliere e che lo rendono un vero precursore della scienza dei fluidi. La Milano di Leonardo è una città d’acqua, recentemente rinnovata nei suoi fasti dalla risistemazione della Darsena, che non si autolimita nella sua cerchia interna del Seveso e del Nirone, che Leonardo contribuirà a regolare, ma che si irraggia nella pianura circostante, dal Po alle Prealpi Lombarde, in quella grande area metropolitana attraversata dal Naviglio Grande e dalla Martesana, direttrici di sviluppo economico tra il Lago Maggiore e il Ticino, verso Pavia e Vigevano, e il Lago di Lecco e la valle dell’Adda, verso le valli prealpine sopra Lecco, Bergamo e Brescia. È all’ottimizzazione di questo sistema di canali che Leonardo lavora alla fine degli anni Novanta e ancora al suo ritorno nel 1506, quando allaccia la Martesana con la Fossa Interna, tramite chiuse e conche come il famoso Tombon de San Marc, e anche con il corso dell’Adda, cercando di rendere navigabile la Forra di Paderno che divenne però agibile solo alla fine del XVIII secolo. Leonardo si configura così come un precursore degli architettori dei fiumi di fine Cinquecento e di quella Geomorfologia ottocentesca che fiorisce proprio con l’analisi dei mutamenti geologici determinati dal corso dei fiumi. Complice anche il suo soggiorno a Vaprio d’Adda, sono questi paesaggi lombardi d’acqua e di montagne a fare da sfondo a capolavori come La Vergine con Sant’Anna e la Monna Lisa del Louvre. Se il Codice Leicester è il culmine di questa esperienze di studi, con la serie dei Diluvi Leonardo porta non solo a piena consapevolezza visiva la cognizione naturalistica del ciclo dell’acqua ma porta anche la contesa con il mitico Apelle sul terreno della resa grafica e pittorica di acque vorticose, turbini e tempeste di cui tratta anche in alcuni molti passi del Libro di Pittura. * Autore de “La meravigliosa forma. Leonardo da Vinci e le Scienze della Terra (Morlacchi Editore, Perugia) sta approntando una guida ai Paesaggi lombardi di Leonardo da Vinci per Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano e Fondazione Lombardia per l’Ambiente