Mercoledì 24 Aprile 2024

Nell’atelier Scarpelli il mosaico fiorentino diventa intaglio ad arte

Il maestro artigiano che nel 1972 ha fondato il prestigioso opificio

Il maestro artigiano che nel 1972 ha fondato il prestigioso opificio

Firenze è arte e cultura, storia e tradizione, probabilmente una delle città più belle e suggestive al mondo. Negli anni, Firenze sta cercando di mantenere vivo il proprio bagaglio di tradizioni e tecniche artigiane, fatto di mestieri secolari spesso unici al mondo. Uno di questi è la lavorazione del mosaico fiorentino, o commesso fiorentino, la particolare tecnica di intaglio e composizione di frammenti di pietre dure con cui creare dei veri e propri dipinti di marmo, pietre e “altri di quelli che dall’esterno sembrano soltanto sassi”. È Catia Scarpelli ad accoglierci con questa battuta sulla porta di un’incantevole bottega fiorentina: la Scarpelli Mosaici. “Tutto inizia dalle pietre, dalla conoscenza delle loro caratteristiche cromatiche e strutturali. Il nostro mestiere comincia fuori da questa bottega, in montagna, alla ricerca di pietre sempre più belle e particolari”, ci spiega questa toscana dalla battuta pronta e dal sorriso contagioso. Catia è la figlia di Renzo Scarpelli, il Maestro artigiano che nel 1972 ha fondato questo opificio e che ha contagiato con la passione per l’intaglio anche l’altro figlio, Leonardo, oggi uno dei più apprezzati Maestri del Commesso fiorentino. Una particolare tecnica di composizione di mosaici, dove le tradizionali tessere sono sostituite da frammenti di pietre dure, intagliate a mano e ricomposte con maestria artigiana e incredibile talento artistico. Il risultato è una pennellata di colore, morbida e armoniosa, che sembra tutto tranne che un mosaico di sedimenti minerali, vecchi anche milioni di anni. “Servono anni e anni di esperienza, molta passione e talento artistico – continua Catia Scarpelli –. Utilizziamo una tecnica di lavorazione particolare, quella di mio padre, per il resto il mestiere è rimasto intatto dal Rinascimento. Per tagliare le pietre utilizziamo il tradizionale archetto a mano, fatto in ciliegio o castagno. Grazie all’azione della polvere abrasiva, con il fil di ferro tagliamo i vari frammenti, che vengono poi definiti con una lima prima di essere ricomposti e fissati con colla naturale in cera d’api. Al mondo, sono rimasti pochissimi maestri del Commesso fiorentino, due lavorano in questa bottega, mio padre e mio fratello - aggiunge -. Questo è un mestiere bellissimo, che utilizza una tecnica unica al mondo. L’Italia dovrebbe tutelare gli antichi mestieri, il rischio è che non ci siano più in futuro”.