Venerdì 26 Aprile 2024

DAL TRIONFO ALLA PAURA ORA RICORDIAMO CHE SIAMO I CAMPIONI

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di Paolo Grilli

Inebriati dal successo, siamo finiti sul ciglio di un burrone. Come definire diversamente il playoff per un posto nei Mondiali? Ancora quasi non ci si crede. L’11 luglio trionfavamo agli Europei contro gli inglesi nel loro tempio, ci issavamo sopra tutti a veri maestri, e ora rischiamo di restare fuori per la seconda volta di fila dalla massima competizione calcistica. Ciò che poi non ci è mai accaduto e che assomiglierebbe molto a una catastrofe sportiva, ben difficilmente rimediabile in termini economici, di immagine e di spirito.

Se l’imprevedibilità è il bello del calcio, se la palla è davvero così rotonda, ne è anche il brutto. Perché l’estate scorsa eravamo semplicemente i migliori, per come sapevamo mordere ogni partita col nostro furore leggero. A chi sostiene che abbiamo vinto gli Europei pareggiando le ultime due parite, va pure ricordato che ai rigori prevale poi quasi sempre chi è più sicuro di meritarsi la posta in palio. E noi ci sentivamo i padroni.

La Nazionale che dopo la sbornia si è rituffata nelle qualificazioni a Qatar 2022 è stata artefice solo in parte di questo grande inciampo. Nelle due sfide contro la Svizzera hanno pesato come macigni gli errori dal dischetto di Jorginho, ma almeno una delle due partite era da vincere, contro gli elvetici in formazione rimaneggiata. Pure noi eravamo rabberciati, oltre che ormai cronicamente alle prese col problema del gol, di cui non abbiamo sofferto solo nella dorata parentesi di Euro 2020. Anche con la Bulgaria si doveva spuntarla e non è successo: errato, oltre che inutile, recriminare ora per un pass che non è ancora arrivato e che sembrava doverci spettare di diritto.

Sotto con la Macedonia del Nord, dunque, a fine marzo. Si giocherà a Palermo e sarà solo la prim a parte (si spera) della volata. Perché poi, se dall’altra parte il Portogallo prevarrà come probabile su una Turchia in declino, i conti si faranno a casa di CR7 in gara secca, a Lisbona, come ha stabilito beffardamente il sorteggio. Strada in salita, già ripida al solo pensarci, e pure ricca di curve.

Le statistiche non ci sostengono un granché. Con la Macedonia, per cominciare, non è che abbiamo brillato negli unici due precedenti risalenti all’era Ventura. A Skopje, nell’ottobre 2016, vincemmo 3-2 (Belotti e doppio Immobile...), un anno dopo a Torino finì 1-1 (gol di Chiellini). Al Barbera non ci sarà Pandev, che ha detto addio alla Nazionale, ma Elmas sì: e bisognerà curarsene. Se non altro, a Palermo, l’Italia ha perso una sola volta in quindici gare nella storia, vincendone tredici.

Col Portogallo, brivido Ronaldo a parte – ma ci sarebbe pure da parlare di Bruno Fernandes, Bernardo Silva e Joao Felix, altre vere star – c’è da tremare. I lusitani non mancano una competizione internazionale dal 2004, e nel 2010 e nel 2014 i Mondiali se li erano guadagnati proprio agli spareggi. Contro la Seleção non vinciamo poi dal 2008: nelle tre gare successive, un’amichevole e due gare di Nations League tra 2015 e 2018, sono arrivate due sconfitte e un pari.

Ma non c’è da perdersi in congetture. Il Mondiale abbiamo tutto per conquistarlo. Anche pochi mesi fa eravamo gli underdog e sappiamo come è andata. Basta tornare se stessi e trovare quel gol che manca. Può portare la firma di Immobile come di Scamacca, poco importa. Il Portogallo, ai nostri Europei, è uscito agli ottavi.