Mercoledì 24 Aprile 2024

Il primato di Reggio Emilia: la tappa più lunga

Settima volta che la corsa chiude nella città del Tricolore: traguardo davanti alla casa di Fanticini, tesoriere e capo ufficio stampa del Giro

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di Angelo Costa

Tappa tra le più lunghe, tra le poche che superano il muro dei duecento chilometri in questo Giro, quella di Reggio sarà anche una giornata di celebrazioni e anniversari. A cominciare da quelli meno felici, come il sisma che colpì la Bassa tra Bologna e il Po dieci anni fa: ne sa qualcosa uno degli atleti in gara, il modenese Giovanni Aleotti, speranza italiana già salita sul podio del Tour baby, che all’epoca trascorse numerosi notti in tenda perché sfollato dalla sua abitazione. Sarà anche un modo per continuare a festeggiare il Tricolore oltre la data storica del 7 gennaio, giorno in cui la nostra bandiera vide la luce proprio in questa città: con questo sono 225 anni dalla sua nascita.

Di ricorrenze, il settimo arrivo a Reggio in oltre cento anni di storia ne ha altre. La più curiosa è legata proprio al luogo in cui è posto il traguardo: come cinque anni fa, è piazzato davanti all’abitazione di Guglielmo Fanticini, figura storica che nella corsa rosa è stato tante cose, da capo ufficio stampa a tesoriere, oltre che giornalista. Coincidenza vuole che la corsa finisca lì nel giorno in cui cade il quarantesimo anniversario della scomparsa del ‘dottore’, come veniva chiamato un personaggio che sapeva farsi voler bene per il carattere gioviale e l’interesse che dedicava allo sport di qualsiasi dignità e livello. Era proprio il 18 maggio quando Fanticini morì a Caserta al termine di una tappa del Giro: come se il destino si fosse preso cura di ricordare degnamente una figura illustre nella città in cui era nato.

Quarant’anni sono passati anche dal giorno in cui un tecnico reggiano ha iniziato a portare la sua squadra al Giro: a distanza di tanto tempo, Bruno Reverberi, avviato briosamente verso gli ottanta, è ancora lì, che lotta insieme ai suoi ragazzi della Bardiani Csf Faizanè contro gli squadroni. Scontato il desiderio del più longevo manager del ciclismo, uno di quelli che negli anni ha portato a casa più vittorie di tappe e anche una maglia rosa: festeggiare con un successo nella sua città il glorioso anniversario. Missione quasi impossibile, perché a una tappa lunga e piatta i team dei velocisti metteranno il guinzaglio, ma c’è da giurare che a tentare di cambiare lo spartito della giornata sarà proprio Reverberi, con lo spirito garibaldino con cui da una vita ciclistica intera affronta le corse.

Restando in tema di celebrazioni: sono vent’anni dalla scomparsa di Giannetto Cimurri, storico massaggiatore di campioni e anime. Lui pure legatissimo alla corsa rosa, prima con le squadre, poi con la clinica mobile, della quale era diventato un simbolo. Personaggio stimato e benvoluto, sapeva curare le sofferenze anche col sorriso: negli anni, oltre che l’affetto dei corridori, ha raccolto un’invidiabile collezione di biciclette e cimeli che, purtroppo, non ha mai trovato una collocazione fissa per diventare museo a pieno titolo.

Salendo da Correggio e imboccando la via Emilia per giocarsi l’epilogo lungo i viali della circonvallazione, la parte reggiana della tappa avrà un finale velocissimo: dal mazzo degli sprinter quasi sicuramente uscirà il nome che allungherà la lista di chi ha vinto nella Città del Tricolore. Elenco aperto da un nome d’altissimo rango: la prima volta, nel 1927, fu firmata da Alfredo Binda, un Campionissimo. L’ultima, invece, nel 2017, dal colombiano Fernando Gaviria, che sta correndo anche questa edizione. In mezzo i successi di Maggini (1947), Zandegù (1966), Segersall (1983) e Caucchioli (2001) sotto gli occhi del premier ciclista Romano Prodi. Un piccolo albo d’oro locale, una fetta di storia rosa in una città che al Giro vuole bene non solo quando arriva o riparte.