Mercoledì 24 Aprile 2024

Da Adorni a Guareschi: l’unicità di Parma

La tappa parte dalla città ducale che può contare su altri grandi eccellenze: da Verdi a Toscanini al più celebrato dei formaggi

Migration

di Benedetto Colli

"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano", cantava Antonello Venditti. E infatti, a 34 anni di distanza, Parma torna a essere la linea di partenza di una tappa, la dodicesima, del Giro d’Italia: dal capoluogo emiliano a Genova, attraverso un tour de force di 204 chilometri e 2600 metri di dislivello. Dopo il biennio da Capitale della cultura 2020-21 (un anno più di tutte le altre città!), niente poteva eccitarne di più la proverbiale grandeur di un così atteso ritorno. Ma non giudicate troppo severamente la nostra città per questa sua debolezza. Parma soffre di un problema d’identità: è troppo grande per essere vicina a Milano o Bologna, ma troppo piccola per essere vicina a sé stessa. Quasi fosse una faglia sismica, un’onda nella propriocezione, è proprio questo innegabile complesso d’inferiorità a dare vita a quell’atteggiamento di molle genialità che ha reso grande l’ex ducato: di fatto, Parma non si scomoda mai se non per dare il massimo e per guadagnarsi così il diritto di vivere di rendita per i secoli a venire. C’è bisogno di un pittore immortale? Eccovi il Parmigianino. Di un compositore lirico? Giuseppe Verdi. Di un direttore d’orchestra? Arturo Toscanini. Di un formaggio? Parmigiano Reggiano. Di un prosciutto? Il Parma. Di un crac finanziario? Parmalat.

Così, negli anni del grande ciclismo italiano, la città non poteva non aver il suo eroe: Vittorio Adorni, vincitore del Giro d’Italia nel 1965, campione del mondo nel 1968 a Imola, protagonista di immortali battaglie con Michele Gismondi, Italo Zilioli e Eddy Merckx, ospite fisso in Rai come primo commentatore tecnico del giornalismo italiano. È anche grazie alle sue straordinarie vittorie, ottenute in una carriera durata 10 anni, se a Parma la bici è utilizzata da tutti: bambini, anziani, uomini, anziani, donne, anziani, locali, anziani, stranieri, senza dimenticare gli anziani. Da tutti sì, ma pur sempre in un modo molto affine all’anima della città: elegante, placido, ciabattante, sonnacchioso, con grandi difetti che solo chi ne è perdutamente avvinto è pronto a trasfigurare in pregi, come l’uomo che sorride quando la moglie gli fa incontrare l’amante nell’androne, perché pensa che in fondo, nonostante gli anni che passano, lei è ancora bella, lei piace ancora come quando era una ragazza con gli occhi pieni di luce, che gli sussurrava che nulla sarebbe mai cambiato se non l’avessero voluto.

Ed effettivamente, Parma e noi che ci viviamo non abbiamo voluto che nulla cambiasse. Oggi come 200 anni fa, è una capitalina intabarrata in sé stessa, un microcosmo autarchico e autocelebrativo, una città autonominatasi ’la piccola Parigi’ per mancanza di contraddittorio, in cui le giornate trascorrono tra i fantasmi dei Farnese, dei Borbone e di Maria Luigia. Qui si vive con lo sguardo saldamente proiettato nel passato, galleggiando in una sospensione di memorie e aneddoti, nel culto ossessivo della tradizione e dell’abitudine. È certo amaro vivere sapendo che il meglio è alle spalle. Quando i Verdi, i Toscanini, i Guareschi e i Bertolucci sono tutti sfilati verso il sole, e di loro non restano che il ricordo e il rimpianto. È come arrivare a una festa quando tutti stanno già tornando a casa. Per noi, è normale capire come deve sentirsi ogni giorno Marco Rizzo del Partito Comunista.

Ma se gli dèi se ne vanno, Adorni resta. Alla partenza della tappa, è facile immaginarlo tra la folla a osservare il pubblico con un sorriso spigliato. Sembra molto soddisfatto: non intravede nessun nuovo Adorni. Il suo posto nella gloria cittadina è assicurato, a fianco del Parmigianino, di Verdi, del Parmigiano Reggiano e del crac Parmalat. Ecco i corridori tesi ai posti di partenza, in attesa del segnale di via. Gli occhi di migliaia di parmigiani li seguiranno lungo l’ascesa verso Fornovo, Berceto, Bedonia, poi sempre più su fino al Passo del Bocco, verso luoghi i cui nomi hanno l’odore salso del Marino.

Solo allora i piccoli parigini tireranno un sospiro di sollievo: bene l’onore di ospitare il Giro, ma tanta attenzione dedicata a un’ospite straniero infastidisce. Parma non può essere a suo agio se non come palcoscenico di sé stessa. Eccoli inforcare le proprie bici, mentre sospirano che bravi gli atleti eh, molto bravi, ma come Adorni… E se li vedrete sfrecciare via rapidi negli ingorghi del traffico cittadino, non dategli degli incoscienti: in una città asfittica come questa, è tutto ciò che ci resta per sentire muoversi l’aria.