Venerdì 26 Aprile 2024

La casa del Sangiovese

La passione della famiglia Folonari per il vitigno alla base del Chianti classico è il segno distintivo di una produzione che ha un giro d'affari di circa 10 milioni.

Foto: fcafotodigital/Stock

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FIRENZE, AI TEMPI dei bisnonni Italo e Francesco, calati in Toscana dalla Val Camonica a realizzare una delle più belle storie dell’enologia italiana, probabilmente li avrebbero presi per folli. Fare un Chianti senza uva bianca e senza i ‘correttori’ naturali, come aveva insegnato a suo tempo il ‘Barone di Ferro’, Bettino Ricasoli. Il quale però aveva anche aggiunto: questo per il vino da tutti i giorni, se si vuole invece un vino importante, da invecchiare, allora si usano solo uve a buccia rossa. In primis, il Sangiovese, l’uva principe di queste spettacolari colline, settemila ettari di vigneto tra le province di Firenze e Siena.

UNA LEZIONE che, appena cent’anni dopo, diventa realtà. Quasi ossessiva, quasi integralista. Solo Sangiovese, ripete come un mantra Giovanni Folonari, l’ultimo discendente di quei bresciani intraprendenti e lungimiranti. Solo Sangiovese per i vini di qualità, i rossi di punta che nascono dalle vigne nel Chianti Classico della Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, azienda nata nel 2000 al termine di una vicissitudine familiare sicuramente anche dolorosa. Ma ci voleva quello ‘strappo’ per vedere sbocciare uno splendido fiore: sei tenute (due nel Chianti Classico, Nozzole e il Cabreo entrambe nel territorio di Greve in Chianti, il resto in altrettante aree nobili del Vigneto Toscana: La Fuga a Montalcino, TorCalvano a Montepulciano, Campo al Mare a Bolgheri e Vigne a Porrona in Maremma nella doc Montecucco, la nuova frontiera) per 250 ettari coltivati a vite da cui nascono quasi un milione e mezzo di bottiglie all’anno per un giro d’affari da circa 10 milioni di euro (poco oltre la top 100 per fatturato in Italia, «ma ci arriveremo, non abbiamo tutta questa fretta», sorride Giovanni Folonari). Bottiglie che, abbastanza in controtendenza rispetto al mondo del vino toscano, vanno all’export ‘solo’ per poco più del 50%, mentre il resto rimane sul mercato italiano. L’estero vuol dire Usa, poi l’Europa (Belgio, Svizzera Germania avanti a tutti) e un buon avvio in Canada.

LA SVOLTA è stata decisa con l’arrivo in azienda dell’enologo Roberto Potentini. Primo: ridefinire la linea, la gamma, l’offerta dei vini. Così la Tenuta di Nozzole diventa la casa del Chianti Classico Docg, con il vino di annata, la Riserva e la Gran Selezione, ultima tipologia voluta dal Consorzio, il ‘cru’ al quale i Folonari dimostrano di credere moltissimo, «per puntare sulla qualità – spiega Giovanni, oggi presidente dell’azienda – abbiamo deciso di impiegare solo uva Sangiovese, vitigno di grande potenzialità, con cloni che riducono la presenza di tannini. E abbiamo anche aumentato il prezzo medio delle bottiglie, senza che questo ci penalizzi nelle vendite». Chianti Classico tutto autoctono, dunque: i grandi vitigni internazionali concorrono ai supertuscans, come il Merlot e il Cabernet Franc a Bolgheri, mentre al Cabreo lo Chardonnay è usato per La Pietra, il Borgo è un mix di Sangiovese (70%) E Cabernet Sauvignon, e il nuovissimo Black è fatto con Pinot Nero in purezza.

«OCCORRE puntare sull’eccellenza, comunicando non solo i valori di un vino ma di un territorio», così Giovanni Folonari amplia il suo mantra. Che si traduce, non ultimo, anche nella scelta di una ospitalità di lusso: dopo gli splendidi alloggi a Casavecchia di Nozzole e nella stessa Villa di Nozzole, da un anno e mezzo i Folonari hanno aperto il relais de charme Borgo del Cabreo, poco sopra Greve in Chianti, all’ombra del magnifico borgo di Montefioralle, «a un livello di qualità – racconta Giovanni – premiato da clienti che arrivano da tutto il mondo». Grandi vini e dolce relax, matrimonio perfetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA