Mercoledì 24 Aprile 2024

Bollicine e rossi, anima del trentino

Bruno Vespa

Bruno Vespa

NEL SETTEMBRE del 1981 andai a Trento come inviato del Tg 1 a un grande evento politico e ne approfittai per conoscere i proprietari delle cantine Ferrari. Incontrai Gino Lunelli, uomo straordinario nel marketing e gli chiesi quante bottiglie producesse. «Seicentomila», rispose, «ma contiamo prima o poi di arrivare al milione». Un milione?, obiettai. Siete sicuri di mantenere alta la qualità? Gino mi tranquillizzò regalandomi un magnum per l’imminente nascita del mio secondo figlio. Credo che oggi Ferrari produca cinque milioni di bottiglie e la qualità, se possibile, è migliorata. Sono un vecchio cultore del Giulio Ferrari Riserva del Fondatore e ho beneficiato a lungo del fatto che i Lunelli non amassero gli spumanti invecchiati. «Prima di buttare, manda a me», dicevo a Gino e ho goduto di fantastiche bottiglie vecchie di vent’anni (da un po’ anche loro hanno deciso di valorizzarle). Fatto sta che in certe cene di degustazione alcune annate del Giulio Ferrari non sfigurano affatto rispetto a buonissimi vintage di Dom Pérignon e Krug. Grazie a Ferrari e a poche altre etichette, il Trento Doc non sfigura affatto rispetto al più celebrato Franciacorta. L’altra cantina del mio cuore in Trentino è quella del marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, che da alcuni anni ha ceduto al figlio Anselmo la guida operativa dell’azienda pur non resistendo al fascino e alla tentazione dell’interesse quotidiano. Mi sono innamorato molti anni fa della loro Tenuta San Leonardo e dell’omonimo uvaggio (Cabernet Sauvignon, Carmenère e Merlot). Il San Leonardo, nato cinquant’anni fa, è indiscutibilmente uno dei più grandi rossi italiani. Memorabile il ricordo dell’annata 2001 ben seguita dal 2004 e dal 2007 che solo da poco dà il meglio di sé. Il Granato di Elisabetta Foradori è la migliore esaltazione del Teroldego. Nel 2004 ne assaggiai una delle annate migliori dopo aver assistito all’esecuzione della Fantasia Opera 17 di Schumann a cura di Maurizio Pollini. Ebbene, quel vino mi ricordò il terzo movimento in cui il musicista celebra lo sposalizio con l’amatissima Clara: un Teroldego solenne, magnifico, musicale. Un eccellente rapporto tra la qualità e prezzo si riscontra nella cantina Zeni, tenuta da Andrea e Roberto. Nella competizione interna tra Teroldego e Pinot Nero, la nostra preferenza andò al secondo: lo Spiazol, di cui assaggiammo l’annata 2010, era piena di corpo, senza la leggerezza eccessiva di altri figli di questo vitigno. Il complesso di inferiorità che anche grandi produttori hanno verso il più celebrato Alto Adige non ha radici, come vedremo quando capiterà di parlare di nuovo di questa magnifica regione.