Giovedì 25 Aprile 2024

La moda diventa etica Materiali, digitale innovazione e riciclo

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Etica ed estetica. Il concetto di lusso è stato radicalmente rivoluzionato dall’avvento anche nel mondo del fashion di un’impellente richiesta di sensibilità verso i temi e i valori del nostro tempo. La moda ha dovuto essa stessa calarsi in una realtà dominata da concetti quali sostenibilità economica, sociale, ambientale. Nel 2012 la Camera nazionale della Moda promosse il Manifesto sulla Responsabilità sociale e ambientale. Nel 2018, durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Katowice in Polonia venne firmata la Carta dell’industria della moda per l’azione sul clima, aggiornata lo scorso anno alla COP26 di Glasgow con l’impegno a dimezzare le emissioni della filiera entro il 2030. E oggi s’inserisce nella stessa linea la Carta dei valori assunta, in occasione del trentennale, da Altagamma, l’associazione che ha messo insieme 112 imprese (anche di eccellenze come vino e design), accomunate dall’intento di agire e produrre in armonia con l’ambiente. Tod’s, Prada (il programa educativo Sea Beyond è sostenuto da una percentuale delle vendite della collezione Re-Nylon, ottenuta col riciclo di materiali recuperati dagli oceani, dalle discariche, dallo scarto di fibre tessili), Moncler (già carbon neutral), Max Mara, Bulgari hanno legato da tempo il nome alla tutela del territorio e dei beni culturali. La Carta va oltre, impegnando i firmatari a promuove l’economia circolare, a ridurre il consumo di acqua nei processi produttivi, introducendo l’uso di energia da fonti rinnovabili per almeno il 30% del fabbisogno entro il 2025 e per almeno la metà entro il 2030. E ancora, riduzioni delle emissioni di gas serra del 20% entro il 2025 e del 40% entro il 2030.

E che il sistema abbia davvero bisogno di un cambio di paradigma, per dirla con il fisico, storico e filosofo statunitense Thomas Kuhn, lo dicono i numeri. Impietosi i dati di Ellen MacArthur Foundation che si occupa di economia circolare: il giro d’affari generato dal resale, dal noleggio, dalle riparazioni, dal remaking arriverà a 700 miliardi di dollari nel 2030, pari a solo il 23% dei ricavi globali dell’industria della moda. Anche il nuovo studio “Circular Fashion Index 2022“ di Kearney ribadisce il concetto: analizzando 150 marchi di 21 Paesi, divisi in sei categorie, dal fast fashion al lusso, il punteggio medio che misura l’attitudine alla circolarità è di 2,97. Un valore molto basso su cui incide quel 39% di aziende che non usa alcun tipo di materiale riciclato e quel 44% che non diffonde alcun tipo di cultura della circolarità. In questa speciale classifica il primo posto tra i virtuosi è saldamente occupato da Patagonia, il cui progetto Worn Wear prevede fin dal 2017 eventi dedicati alla riparazione dei capi sia nei negozi che attraverso un camioncino itinerante. Per l’Italia del lusso Gucci fa da capofila con le collezioni Circular Lines in materiali riciclati o frutto di upcycling e con gli allestimenti per le sfilate fatti di elementi usati o donati.

In questo venendo anche incontro alle esigenze manifestate dai consumatori. Un’indagine di McKinsey & Company ha rilevato che il Covid ha accentuato l’attenzione della clientela europea verso la sostenibilità. Il 67% degli intervistati considera infatti importante fattore per l’acquisto l’uso di materiali sostenibili. Una delle vie adottate per incamminarsi verso una maggiore etica nei consumi è lo sfruttamento delle opportunità date da intelligenza artificiale e digitale che, ottimizzando la gestione della catena dell’approvvigionamento, evita sovrapproduzione, quindi un consumo energetico superiore alle necessità e anche lo smaltimento dei quantitativi invenduti. L’aggiornamento dei siti produttivi è ovviamente una tessera insostituibile del mosaico. Furla, il brand italiano di accessori, leader nel segmento del lusso accessibile, ha riunito in 43mila metri quadrati nel Chianti il nuovo polo creativo e della produzione in un’ottica olistica che minimizza l’impatto sul territorio. E ne ha esteso la filosofia alle collezioni. La nuova Furla LInea Futura ha infatti i colori della natura ed è realizzata in materiali upcycling certificati GRS (Global Recycled Standard) e con lavorazioni metal free nella concia della pelle.