Giovedì 25 Aprile 2024

Omicidio di Mino Pecorelli, l'appello: "Analizzate il dna sulla cravatta"

Rinvenuta sul luogo del delitto, in via Tacito, potrebbe avere l'impronta genetica dell'assassino. Dopo 44 anni non ci sono ancora colpevoli per la morte del giornalista

Rosita Pecorelli e, nel riquadro, il fratello Mino (Ansa)

Rosita Pecorelli e, nel riquadro, il fratello Mino (Ansa)

Roma, 20 marzo 2023 - "Oggi 20 marzo ricorre l'anniversario dell'omicidio di Mino Pecorelli, uno dei più grandi misteri della storia della Repubblica. Il movente di questo delitto va certamente ricollegato alle inchieste scomode condotte da questo giornalista coraggioso su potenti e potentati dell'Italia degli anni Settanta''. Così gli avvocati dei familiari, Valter Biscotti e Claudio Ferrazza, insieme all'avvocato Giulio Vasaturo della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ricordano che il fascicolo di indagine contro ignoti è ancora aperto in Procura a Roma. 

L'omicidio 44 anni fa

Carmine 'Mino' Pecorelli (nato a Sessano del Molise, il 14 giugno 1928) venne ucciso nella Capitale il 20 marzo 1979: aveva 50 anni. I legali in una nota affermano che ''la soluzione del caso può derivare dall'utilizzo degli strumenti classici dell'investigazione forense. In quasi 45 anni i metodi di indagine sono particolarmente evoluti, soprattutto nell'ambito delle indagini genetiche''. I tre legali ricordano che ''in prossimità del luogo dell'omicidio fu rinvenuta una cravatta (certamente non di Pecorelli). Il reperto fu a suo tempo analizzato per verificare se vi fossero frammenti di vetro (il giornalista venne freddato nella sua auto, e il finestrino era in frantumi, ndr), ma l'esito negativo ne fece un elemento trascurato".

Il Dna sulla cravatta tra i corpi di reato

Oggi, sostengono i legali, ''quella cravatta dovrebbe essere ancora conservata fra i corpi di reato e con l'esame del Dna si potrà verificare se sono rinvenibili sul tessuto tracce biologiche da confrontare col profilo genetico di potenziali sospettati. Lo Stato lo deve alla famiglia di Mino Pecorelli ed all'intera comunità dei giornalisti italiani ed ogni pista investigativa deve essere percorsa. Ecco perché nei prossimi giorni i legali si recheranno in Procura per sostenere questa richiesta''.   I pm avevano affidato delega ai poliziotti della Digos per svolgere una serie di accertamenti preliminari dopo l'istanza depositata, il 17 gennaio del 2019, negli uffici della procura da Rosita Pecorelli, sorella di Mino.

Perché le fratture di costole e naso?

Per gli avvocati Biscotti e Ferrazza "è indispensabile una nuova rilettura della dinamica omicidiaria con una nuova consulenza necroscopica balistica. Nonostante anni di processi e indagini - aggiungono - non c è spiegazione su alcune ferite presenti sul corpo di Pecorelli ed in particolare le fratture di alcune costole e delle ossa del naso". Per i legali "un chiarimento su questi aspetti potrebbe riscrivere completamente i tempi e le modalità dell'omicidio".

L'agguato in via Tacito a Roma

La sera del 20 marzo 1979 Mino Pecorelli fu assassinato nella sua auto con quattro colpi di pistola, che lo raggiunsero al volto e alla schiena, in via Tacito a Roma, nelle vicinanze della redazione dell'Osservatore Politico, agenzia giornalistica e periodico che lui stesso aveva fondato e tramite la quale, grazie alle sue fonti, scriveva notizie e anticipazioni sulla politica. Tante le piste seguite in questi anni, dal coinvolgimento della banda della Magliana a Licio Gelli e la Loggia P2, dal caso Moro ai legami tra la mafia ed Andreotti. Tanti processi, tutti finiti comunque con delle assoluzioni.