Mercoledì 24 Aprile 2024

Presidente del Senato, la mossa del Cavaliere

Paolo Romani, candidato alla presidenza del Senato per il Centrodestra (Imagoeconomica)

Paolo Romani, candidato alla presidenza del Senato per il Centrodestra (Imagoeconomica)

Il nome di Paolo Romani come candidato alla presidenza del Senato ha per Silvio Berlusconi il valore della doppia cartina di tornasole. Da un lato rispetto all’"alleato"Matteo Salvini, dall’altro nei confronti dell’"avversario" Luigi Di Maio. Fino a che punto il leader leghista è disposto a «morire» per salvare il soldato Romani? E fino a che punto il capo dei 5 Stelle è pronto a sedersi al tavolo «anche» con il numero uno azzurro?

Perché, pur in presenza del pluri-annunciato veto grillino, è questa la doppia posta in gioco della resistenza-insistenza di Forza Italia sul nome dell’ex ministro. La candidatura non è di bandiera, se non nel senso anche della bandiera anti-giustizialista. E, in questo senso, Berlusconi si aspetta che Salvini la difenda e la sostenga anche se questo dovesse significare mettere in crisi un possibile accordo Lega-5 Stelle. Ma, nello stesso tempo, Berlusconi potrebbe riaprire i giochi in presenza di un "riconoscimento politico" da parte dei 5 Stelle: e così, nell’ambito di un accordo più ampio, arrivare anche a sacrificare il suo uomo. Magari optando per una donna.

La mossa del Cavaliere, dunque, è di quelle studiate a tavolino: e non è un caso che il vertice grillino sia rimasto spiazzato e in silenzio per tutta la giornata, mentre Salvini ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Un gioco che, però, potrebbe avere anche un’altra via d’uscita in caso di stallo: i 5 Stelle non votano Romani ma neanche lo bocciano: semplicemente escono dall’Aula. Il centrodestra, invece, (o magari solo la Lega) vota Roberto Fico alla Camera. Pari e patta e partita aperta per il governo.