Venerdì 26 Aprile 2024

Alleanza Pd-M5s, Ricolfi: "Più tasse e migranti"

L’analisi del sociologo: se l’asse si salda, avremo un esecutivo di estrema sinistra

Luca Ricolfi

Luca Ricolfi

Torino, 26 agosto 2019 - "Prepariamoci: se si formalizzerà l’accordo giallo-rosso i ricchi piangeranno. Gli scafisti, invece, stanno già festeggiando". Luca Ricolfi – sociologo, insegna Analisi dei dati all’Università di Torino e presiede la fondazione David Hume – è convinto che non si tornerà al voto: "Il terrore di non essere rieletti mi pare l’unica vera bussola dei nostri parlamentari".

In caso il matrimonio Pd-5 Stelle si facesse, nonostante le difficoltà, sarebbe il governo più a sinistra della storia italiana come lei e altri analisti hanno osservato?

"Sì, ma sarà un governo di estrema sinistra. Quella che un tempo chiamavamo sinistra estrema aveva una sua visione del mondo, e un suo sia pur discutibile modo di rappresentare gli interessi dei ceti popolari. Qui invece siamo di fronte a un partito, il Pd, che rappresenta i ceti medi e l’élite radical chic, e a un alleato – i 5 Stelle – che i valori della sinistra li ha rideclinati nel modo più demagogico possibile. La cultura del lavoro si è trasformata in assistenza, la domanda di giustizia in giustizialismo, l’obiettivo dello sviluppo in elogio della decrescita".

Il Nord e il ceto produttivo già temono una raffica di stangate: dalla patrimoniale all’aumento delle tasse. 

"Io credo che, in caso Zingaretti e Di Maio superassero le divergenze, ci sarà un ulteriore aumento della pressione fiscale, soprattutto sotto forma di aumento mascherato dell’Iva e disboscamento della giungla delle agevolazioni fiscali. Il tutto condito da una patrimoniale e/o una riforma delle imposte di successione ‘per far piangere i ricchi’".

C’è poi il tema migranti. Torneranno gli sbarchi come dicono i leghisti?

"Sì, a meno che il nuovo governo non scelga di mettere Marco Minniti al ministero dell’Interno. Penso che i trafficanti di uomini stiano facendo un gran tifo per il governo giallo-rosso".

Intanto sui social i grillini sono in rivolta e la base dem è scettica. Non crede che questa possibile alleanza sia un rischio per entrambi i partiti? 

"Sì, ma credo che a perderci di più sarà il Pd. In primis, perché se forma un governo col M5s, e lo fa con il sostegno di Matteo Renzi, aumentano le probabilità che sia Carlo Calenda a creare un nuovo partito, riformista e modernizzatore (come doveva essere il Pd, secondo i suoi ideologi e padri fondatori); sempre che il nuovo partito non decida di farlo un imprenditore della politica, tipo Urbano Cairo o altri". 

Calenda a parte, chi potrebbe perdere di più tra i due contraenti?

"L’alleanza Pd-5 Stelle legittima il Movimento, che grazie allo sdoganamento loro regalato da Zingaretti potranno presentarsi come seri ed affidabili. Infine, è possibile che molti elettori di sinistra, tentati dai 5 Stelle ora si decidano a votarli, sottraendo voti al Pd (percepito come più compromesso con il potere)".

Zingaretti e Di Maio come se la caveranno?

"In caso di accordo con il M5s, il segretario dem perderà completamente il controllo del partito, perché la palla passerà ai parlamentari, che rispondono più a Renzi che a lui. Quanto a Di Maio, l’accordo con il Pd rischia di rilanciare Di Battista, che potrebbe in un primo tempo guidare l’opposizione interna al M5s, e poi – appena il governo cade – assumerne il comando".

Intanto sono giorni che è caccia al premier. Meglio Conte, Fico o una figura terza?

"Senz’altro meglio Conte di Fico. Quanto alla ‘terza figura’, a meno che sia un personaggio molto navigato e introdotto, inevitabilmente sarebbe nelle mani di Renzi e Di Maio".

In tutto questo baillame, Salvini pare disperato. I sondaggi certificano un calo della Lega. Ha sbagliato tutto? 

"Aver sbagliato i tempi non è stato il vero errore di Salvini, perché le cose sarebbero andate così anche se la spina l’avesse staccata un mese fa, o subito dopo le Europee. Il vero errore è stato credersi invincibile, esattamente come accadde a Renzi quando impose il referendum costituzionale. Il problema di fondo è che questi quarantenni non sono una classe dirigente".