Mercoledì 24 Aprile 2024

Garante privacy boccia "padre" e "madre" su carta d'identità

Roma, il parere dell'Authority uno schiaffo a Salvini. Ma il ministro dell'Interno insiste: non c'è privacy che tenga, un figlio ha diritto ad avere mamma e papà

Antonello Soro garante della privacy (Ansa)

Antonello Soro garante della privacy (Ansa)

Roma, 15 novembre 2018 – Parere negativo del Garante per la Privacy sul ripristino dell’indicazione padre e madre nei moduli per il rilascio della carta di identità elettronica per i figli minorenni. La dizione era stata sostituita con l’etichetta genitore 1 e genitore 2. La questione era stata sollevata dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il Viminale si era poi rivolto all’Autorità perché si pronunciasse sullo schema di decreto destinato a riportare la modulistica alla sua formula storica delle origini, con indicazione appunto di padre e madre. Ora, con il parere, datato 31 ottobre e pubblicato sul sito del Garante, l’Authority guidata da Antonello Soro ha rilevato diverse criticità: uno schiaffo a Salvini.

Per quanto riguarda i profili di protezione dei dati personali, si legge nel provvedimento, “la modifica in esame è suscettibile di introdurre, ex novo, profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, è presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica di padre e madre. Ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta (l’assenso) di entrambi i genitori del minore, documento valido per l’espatrio". Le ipotesi, spiega l’Autorità, sono quelle in cui la responsabilità genitoriale nella trascrizione nei registri dello stato civile dei figli seguono una sentenza di adozione in casi particolari, la trascrizione di atti di nascita formati all’estero, il riconoscimento in Italia di provvedimenti di adozione pronunciati all’estero, la rettifica di attribuzione del sesso, oppure quando a registrare sia direttamente il sindaco. In questi casi, il rilascio del documento “potrebbe essere impedito dall’ufficio, in violazione di legge, oppure potrebbe essere subordinato a una dichiarazione non corrispondente alla realtà, da parte di uno degli esercenti la responsabilità genitoriale".

Nella richiesta del documento, nella ricevuta rilasciata dall’ufficio e, soprattutto, nel documento d’identità rilasciato per il minore, "il dato relativo a uno dei genitori sarà indicato in un campo riportante una specificazione di genere non corretta, non adeguata o non pertinente alla finalità perseguita“. In pratica, sostituendo il termine genitori con padre e madre, "si rischierebbe di imporre in capo ai dichiaranti", al momento della richiesta del rilascio del documento di identità del minore, “il conferimento di dati inesatti o di informazioni non necessarie di carattere estremamente personale, arrivando in alcuni casi a escludere la possibilità di rilasciare il documento“.

Fin qui la lunga spiegazione dell'ufficio del Garante, destinata a fare discutere. "Ma noi andiamo avanti, non esiste privacy che neghi a un bimbo il diritto di avere una mamma e un papà", dice il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, in merito al parere negativo del Garante per la Privacy sulle voci dei moduli per il rilascio della carta di identità elettronica per i figli minorenni.

LE REAZIONI - "Privacy o non privacy a occhio si vede chi dei due è il padre e chi la madre e la nostra legge non permette adozioni gay. Basta idiozie", tuona il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, su Facebook. Di diverso avviso la sindaca di Torino, la pentastellata Chiara Appendino: "Noi rimaniamo dell'idea che sia giusto il passo in avanti che si è fatto e che la posizione di Salvini sia un passo indietro". Anche Pro Vita e Generazione Famiglia (associazioni tra le organizzatrici del Family Day) si scagliano contro il parere negativo del Garante Privacy. 

SORO - Ma nel merito arriva anche la puntualizzazione di Antonello Soro, presidente della stessa Autorità, secondo il quale "è necessario chiarire un aspetto essenziale". "Come in ogni altra ipotesi in cui gli sia richiesta l'espressione del proprio parere - spiega in una nota - anche in questo caso il Garante si è limitato a verificare la conformità dell'atto sottopostogli rispetto alla disciplina di protezione dati. Nella fattispecie, l'esclusiva indicazione dei soggetti esercenti la responsabilità genitoriale come 'madre' e 'padre', anche nell'ipotesi in cui essi presentino - come consentito dall'ordinamento - caratteristiche soggettive diverse da quelle, non può non risultare incompatibile, in particolare, con il principio di esattezza dei dati trattati. Il Garante si è limitato a rilevare tale profilo di criticità e l'asimmetria tra la disciplina primaria e l'atto proposto, non spettando certamente a questa Autorità trarne le conseguenze e proporre soluzioni alternative. Quanto agli insulti rivolti all'Autorità - conclude Soro - essi, come noto, qualificano chi li fa e non chi li riceve".