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Firenze, 27 luglio 2020 - Beccati con le mani nella marmellata, ora tutti, o quasi, si dicono pronti a fare una maxi colletta da devolvere in beneficenza. Ammettono che sul bonus forfettario per le trasferte non effettuate si può discutere, ma guai a parlare di casta che gode di privilegi, specialmente in un periodo di crisi post Covid 19, "perché la legge regionale è dalla loro parte". In pochissimi si sono posti la questione durante la sospensione dei lavori in aula del Consiglio regionale toscano, dal 26 febbraio al 14 maggio. Lo stipendio per i 41 consiglieri toscani è corso come prima del lockdown anche se non si sono spostati da casa. Come è stato anche ribadito da una delibera dell’Ufficio di presidenza riguardante le sedute ’da remoto’ che il 25 marzo nell’allegato A confermava, seppur in burocratese, che il rimborso spese per i trasferimenti era sempre e comunque garantito. Solo i tre consiglieri del Movimento 5 Stelle, Irene Galletti (attuale candidata alla presidenza della Regione Toscana), Giacomo Giannarelli e Andrea Quartini hanno preso carta e penna e hanno devoluto la loro quota di bonus alla sanità regionale, in particolare a Estar, centrale acquisti della Regione che ha comprato durante l’emergenza coronavirus mascherine, ventilatori, camici e guanti. Proprio loro tre il 20 marzo avevano sollevato il problema morale e di portafoglio chiedendo l’attivazione di un conto corrente al governatore toscano Enrico Rossi, operazione poi fatta, e la mobilitazione di tutti i colleghi dei partiti presenti in consiglio regionale. In totale per due mesi e mezzo di assenza forzata da Palazzo Panciatichi a Firenze sono stati erogati circa 80 mila euro di rimborsi forfettari per trasferte, quale quota variabile dello stipendio da consigliere regionale (il bonus varia in base al luogo di residenza e scatta sopra i 20 chilometri di distanza). ...
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