Venerdì 26 Aprile 2024

Contrordine compagni: il ddl Zan può attendere

Il Pd teme per la campagna elettorale, se ne riparla dopo le comunali. Il centrodestra esulta: "Ma non eravamo noi gli omofobi?"

Una recente manifestazione in piazza del Popol a Roma a favore del ddl Zan

Una recente manifestazione in piazza del Popol a Roma a favore del ddl Zan

Il ddl Zan – quello quello che, per il Pd, Letta in testa, andava approvato "al più presto" e "così com’è" – non è più un’urgenza, per il Pd, come pure per 5Stelle e LeU. Questa la realtà dei fatti, su cui la destra, ovviamente, salta sopra a pie’ pari, tra finte domande retoriche ("ma non era urgente per voi?") e veri e propri sfottò. Che succede? Urge prima decrittare quanto è successo ieri, nella conferenza dei capigruppo che, ogni settimana, si riunisce per decidere il calendario dei lavori. La nota ufficiale che battono le agenzie – mentre tutte le attenzioni sono concentrate sulla Camera dove ci si accapiglia sul nuovo decreto Covid-Green pass – è assai formale e ufficiale.

La nota recita così: "La conferenza dei capigruppo del Senato ha approvato all’unanimità il calendario dei lavori. Questa settimana si prosegue come previsto con i lavori delle commissioni. Il 14 settembre approderà in Aula il decreto Covid-Green pass, a seguire l’assemblea affronterà le riforme del processo penale e di quello civile, entrambe attualmente all’esame della commissione Giustizia. È quanto ha riferito la vicepresidente di turno dell’assemblea, Paola Taverna (M5s)".

E il ddl Zan? Rimandato a miglior sorte, magari più avanti, chissà quando, si vedrà… Dal Pd official, sia quello del gruppo che del partito, non arriva nessuna reazione. Silenzio di tomba. Il Pd cerca di “tenerla bassa“. La verità – spiega un senatore dem di peso – "è che facciamo slittare lo Zan per la stessa ragione per cui Letta non ha chiesto di concludere la discussione ad agosto. La preoccupazione è sui numeri, e quindi sul risultato finale. Letta non vuole “letture“ sullo Zan in campagna elettorale".

Ecco, i numeri. Proprio Alessandro Zan, padre della legge, nel suo libro, appena uscito, Senza Paura, rivela che Matteo Renzi, leader di Iv, lo aveva avvertito, via WhatsApp: "Ale, siete sicuri di avere i voti? Attenti ai voti…". Ecco, il problema è sempre quello: i voti, specie quando arriveranno quelli a scrutinio segreto, non ci sono e il Pd, ora, l’ha capito. Ergo, meglio soprassedere, buttare la palla in avanti, rimandar l’esame del ddl a giorni migliori.

Ovviamente, però, a destra, non stanno nella pelle. "Il Senato – sillaba il capogruppo di Fd’I, Ignazio La Russa – tornerà a discutere del ddl Zan per il contrasto dell’omofobia dopo le amministrative. Nessuno della maggioranza ha proposto di proseguire nel programma originario che prevedeva per questa settimana il ddl Zan. Ricordo – aggiunge, e qui il ghigno di La Russa si fa mefistofelico – che ci hanno fatto impazzire, ci hanno fatto portare il provvedimento in Aula prima che fossero conclusi i lavori della commissione e senza relatore per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Non è escluso – che alla prossima riunione lo chiediamo noi, di inserirlo...".

Il senatore, ultra-cattolico-tradizionalista, Simone Pillon (sbeffeggiato da Fedez&co. sui social) si prende la rivincita: "Non si vede neanche l’ombra, del famigerato ddl, che scompare ancora una volta dal calendario del Senato. Dopo aver bloccato il Parlamento per mesi, ora l’urgenza non c’è più, esattamente come dicevamo noi, prendendoci accuse di omofobia. Come al solito, due pesi e due misure".