Martedì 5 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Politica

Alta tensione nel governo. Salvini attacca Mattarella: "In democrazia il popolo vince". Meloni: stima per il Colle

Ancora fibrillazioni nella maggioranza il giorno dopo le dichiarazioni del Capo dello Stato. La premier in tv getta acqua sul fuoco: "Non ho letto nelle parole del presidente un attacco all’esecutivo". .

Alta tensione nel governo. Salvini attacca Mattarella: "In democrazia il popolo vince". Meloni: stima per il Colle

Alta tensione nel governo. Salvini attacca Mattarella: "In democrazia il popolo vince". Meloni: stima per il Colle

"Francamente non ho letto, differentemente da quello che hanno fatto altri, nelle parole del presidente della Repubblica un attacco al governo". Giorgia Meloni all’ora di cena spara le pompe anti-incendio alla massima potenza. Sa che il messaggio del Colle sui rischi di un "assolutismo della maggioranza" ha creato fibrillazioni nel centrodestra, dato che ne investe tutto l’operato, dal premierato alla riforma della giustizia. Per ventiquattro ore l’irritazione rimbalza tra governo e coalizione prendendo la forma di un imbarazzato silenzio, finché ieri mattina a uscire dai binari è stato il leader della Lega, Matteo Salvini: "Siamo in democrazia, il popolo vota, il popolo vince. Non faccio filosofia, ma politica. Semmai qui c’è il problema della dittatura delle minoranze, non il contrario". Netto, il Capitano confuta il pensiero quirinalizio.

Dopo aver ottenuto una retromarcia a metà, con le fonte leghiste a spiegare che "Salvini ha grande stima del capo dello Stato, le riflessioni non erano rivolte a lui", la presidente del Consiglio davanti alle telecamere di Diritto e Rovescio, getta la croce sulle minoranze, soprattutto sul Pd: "Penso che non si faccia un favore alle istituzioni di questa Nazione e al ruolo del presidente della Repubblica se ogni cosa che dice viene strumentalizzata come se fosse il capo dell’opposizione". Chiosa: "Ha fatto un discorso alto, che condivido. Nelle democrazie non esiste un assolutismo delle maggioranze, grazie al gioco dei pesi e contrappesi , né della minoranza, come è successo quando governava la sinistra".

Sceglie una via d’uscita diplomatica, la premier, che non vuole aprire un altro fronte con Mattarella che sta cercando di darle una mano nella complicata partita per i ’top-jobs’, le maggiori cariche europee. Apprezzano sul Colle: "È corretta la valutazione della premier", si fa filtrare dal Quirinale. Ne prende atto Meloni, sempre più insofferente per gli sgambetti del Capitano, che cerca costantemente di superarla a destra. La strategia di Salvini è chiara: collocare la Lega su una posizione estrema, ritagliare al partito un’immagine lontana da quella dei suoi avversari – o pseudo-avversari – interni, da Giancarlo Giorgetti al governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Solo lui, Matteo, è in grado di guidare un Carroccio che in Europa ha come fari Marine Le Pen e Viktor Orban. Non casualmente, nella replica al Colle, punta l’attenzione sui cugini d’Oltralpe: "In Italia come in Francia chi prende voti governa nel rispetto delle regole della democrazia, delle minoranze della trasparenza", avverte Salvini.

Attacca la premier alla quale contende l’elettorato. Ma non evita di entrare in rotta di collisione con l’altro vicepremier, Antonio Tajani: un duellante perfetto, visto che è l’anima moderata della coalizione, su posizione diametralmente opposte in Europa. E d’altra parte il segretario di Forza Italia non perde l’occasione per rimbeccare l’alleato: "Il capo dello Stato va sempre rispettato", mette in chiaro ben prima dell’intervento risolutivo di Giorgia. Che le differenze ideologiche tra i due leader e i loro partiti si stiano amplificando è palese, e la quotidiana guerriglia di Salvini esaspera i compagni di viaggio. Per dire: non si placa lo scontro sul taglio del canone Rai. Salvini insiste: "L’abbassamento e l’abolizione del canone Rai è nel programma della Lega da 30 anni. Naturalmente devi trovare delle altre fonti di finanziamento, quindi la pubblicità. Forza Italia parla di Mediaset, li capisco. A me interessa che tutti possano lavorare, però il servizio pubblico lo pagano tutti i cittadini". Replica Tajani: "Il taglio danneggerebbe la Rai, una grande industria che va tutelata. Si farebbe un danno poi a Mediaset e a La7". Un ruolo nel braccio di ferro giocano le nomine Rai: il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso dei candidati al Cda, spianando la strada al rinnovo dei vertici prima della pausa estiva. Per dare il via libera, il Carroccio vuole delle contropartite.

Un dispettuccio tira l’altro: non contento dell’Autonomia leghista, Tajani annuncia che "lunedì partirà l’Osservatorio di Forza Italia sulla Autonomia differenziata: pronta a vigilare su tutto, anche sulla richiesta del governatore veneto Luca Zaia".