Giovedì 12 Giugno 2025
REDAZIONE ROMA

Omicidio Fregene, fermata la nuora di Sara Camboni: l’avrebbe accoltellata nel sonno. La famiglia: “Omicidio brutale”

Secondo gli inquirenti, la 31enne avrebbe inferto 15 coltellate alla suocera. Poi abbandonato fuori strada l’auto della vittima per simulare una rapina e depistare le indagini. È in stato di fermo per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione

Omicidio Fregene, fermata la nuora di Sara Camboni: l’avrebbe accoltellata nel sonno. La famiglia: “Omicidio brutale”

Roma, 16 maggio 2025 – È stata fermata per omicidio la nuora 31enne di Stefania Camboni, la donna di 58 anni trovata ieri senza vita in una villetta di Fregene, uccisa con 15 coltellate. Non si esclude che 58enne sia stata uccisa nel sonno con diverse coltellate. Quando è successo, il figlio della donna era al lavoro all’aeroporto di Fiumicino.

Stamattina gli inquirenti hanno ascoltato nuovamente la versione di Giada Crescenzi, accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Per gli investigatori, l’auto di Stefania abbandonata vicino a casa – i carabinieri l’hanno trovata fuori dalla carreggiata, contro una grata divelta, e con il finestrino rotto – sarebbe stato un “depistaggio grossolano per simulare una tentata rapina”. A poca distanza dall’auto, infatti.  c’era anche il portafogli della vittima. 

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I familiari della vittima: “Omicidio brutale”

Tramite il legale Massimiliano Gabrielli, i familiari di Stefania Carboni fanno sapere che "si tratta di un omicidio brutale, avvenuto nel sonno e con premeditazione, escludiamo l'ipotesi di furto in casa". E ancora. "Attendiamo i riscontri degli ulteriori esami e della autopsia per delle conferme ulteriori alla ipotesi del pm", conclude Gabrielli che assiste i due figli e la sorella della vittima.

Sara Camboni e la sua auto sequestrata dai carabinieri
Sara Camboni e la sua auto sequestrata dai carabinieri

Il fermo della 31enne 

La svolta nel giallo di Fregene è arrivata ieri sera. Crescenzi era stata sentita dai carabinieri già al mattino, insieme al compagno e all’altro figlio di Stefania, ma la sua versione non avrebbe convinto gli inquirenti. Per questo, nel corso della giornata, sono stati fatti diversi accertamenti che, alla fine, hanno portato al fermo della nuora

Come è morta Stefania Camboni

Stefania Camboni viveva da sola in una porzione della villetta da quando, nel 2020, è morto il marito. Nell’altra parte della villa abita uno dei due figli con la compagna. A dare l'allarme ieri è stato proprio ilui, una guardia giurata, che, stando a quanto raccontato ai carabinieri, avrebbe trovato la madre senza vita al ritorno dal turno di notte. Erano le 7.20 quando è partita la chiamata al 112. 

La donna era riversa in una pozza di sangue. Sul sono state trovate diverse ferite all’addome e alla testa. Almeno 15 le coltellate riscontrate da un primo esame del medico legale, ma per capire meglio la dinamica dell’omicidio bisognerà attendere l'autopsia disposta dalla procura. 

La versione del figlio e della nuora

Il figlio e la compagna hanno sostenuto di aver trovato la donna già morta. Nelle indagini eseguite, è stata trovata anche l'auto della vittima, una Hyundai incidentata e abbandonata a poche centinaia di metri dalla casa di via Santa Teresa di Gallura. Gli investigatori hanno considerato fin da subito il ritrovamento dell'auto come una probabile azione di depistaggio messa in atto dall'autore del delitto.

Le indagini si sono concentrate, quindi, sulla sfera familiare della donna e, in tarda serata, dopo aver ascoltato più volte la versione dei testimoni, la procura di Civitavecchia ha disposto il fermo della nuora, compagna del figlio. Intanto, le indagini continuano per stabilire eventuali responsabilità e il movente del delitto.

Due omicidi in poche ore

Sono due gli omicidi commessi ieri, a distanza di poche ore, in provincia di Roma, a circa 50 chilometri tra loro. È stata assassinata a colpi di coltello anche la 46enne Teodora Kamenova, vittima di un femminicidio accaduto nel primo pomeriggio a Civitavecchia

Non ci sarebbero dubbi sull’autore dell’omicidio. Il presunto assassino – L.V., 53enne venezuelano – ha bussato alla caserma dei carabinieri della città portuale confessando di aver ucciso a coltellate la convivente.

L'uomo, alle 14 circa, ha raccontato ai militari quanto aveva fatto poco tempo prima nella casa in cui viveva con la vittima in via Gorizia, al civico 7, a Civitavecchia. I carabinieri, quindi, hanno raggiunto l'abitazione per verificare quanto detto dal reo confesso trovando, purtroppo, riscontro nelle sue parole. La donna, infatti, era riversa a terra in una pozza di sangue, mortalmente ferita all'addome da quelle che sembrano essere coltellate. Esattamente come confessato dall'uomo. 

Il vescovo: "Dobbiamo impegnarci per il rispetto e la dignità”

Per il vescovo delle Diocesi di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia, Gianrico Ruzza, la “drammatica morte di due donne del nostro territorio, a Fregene e a Civitavecchia, ennesime vittime della violenza, ferisce profondamente tutta la comunità".

"Esprimo a nome delle nostre Chiese – sottolinea – la vicinanza al dolore dei cari e di tutte le persone colpite da queste due tragedie. Mentre ribadiamo la certezza della Resurrezione nella vita eterna, assicuriamo preghiere di suffragio per Stefania e Teodora. Dobbiamo impegnarci tutti nell'ambito dell'educazione, del rispetto e della dignità di ogni persona". Non solo. “Chiediamo un impegno ulteriore alla comunità civile per creare le condizioni di una rinnovata pace sociale e per il superamento di tutte le forme di disagio che generano gesti incomprensibili e inaccettabili", conclude Ruzza.