Mercoledì 24 Aprile 2024

Pugilato

La speranza azzurra è solo donna . Irma, nuova missione olimpica sul ring

di Paolo Grilli

In un’Olimpiade che per l’Italia sarà priva per la prima volta dal 1920 di pugili nelle categorie maschili, tocca alle donne misurarsi sul ring per tenere alta la grande tradizione della nostra boxe. E sarà Irma Testa, in particolare, a dover reggere sulle proprie spalle le aspettative di un Paese che ha tratto parecchia gloria dalla nobile arte.

Nome, omen: la Testa, atleta delle Fiamme Azzurre, sembra avere la solidità mentale per onorare la nostra storia, quella che al maschile ha visto trionfare tra gli altri Benvenuti, Stecca, Parisi, Oliva, Pinto, De Piccoli, Cammarelle. A Rio 2016 non arrivarono medaglie, vero, ma nella storia restano le nostre 48 medaglie olimpiche (15 ori, 16 argenti e 17 bronzi): un vero tesoro da non disperdere.

Ventitreenne di Torre Annunziata, qualificata nella categoria 57 chilogrammi, Irma ne ha già fatta di strada e non teme nessuna avversaria. Già cinque anni fa a Rio 2016 fece un figurone. Ma uscì ai quarti di finale dei pesi leggeri, perdendo dalla poi campionessa olimpica francese Estelle Mossely. Un esordio olimpico comunque da ricordare, anche per il fatto che Irma è stata in assoluto la prima pugile italiana ai Giochi, quattro anni l’introduzione della boxe femminile alle Olimpiadi.

In ambito giovanile si era già distinta ampiamente, con la vittoria dell’oro europeo juniores nel 2014, categoria 54 chilogrammi: fu il prologo delle Olimpiadi giovanili di Nanjing, dove vinse l’argento.

Più di recente, spicca il suo titolo europeo del 2019 sempre nei 57 chilogrammi (pesi piuma) sconfiggendo l’inglese Karriss Artingstall con verdetto unanime dei giudici.

Una certa notorietà, la napoletana l’ha già ottenuta nel 2018 divendendo protagonista del docufilm “Butterfly“ di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, che fu presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Ora però c’è da girare un altro film andando a caccia della gloria. L’Italia sul ring della capitale giapponese sarà come detto donna, dopo che al maschile, senza Cammarelle, Russo, Valentino e Mangiacapre, è scattato una sorta di anno zero.

La speranza è che a Tokyo siano le azzurre a dare l’avvio a una generazione vincente. Cercando magari di imitare le gesta proprio di Nando Atzori e Cosimo Pinto, trionfatori proprio nella capitale nipponica 47 anni fa.

Ricordi cui ci aggrappiamo per ribaltare l’inerzia, quella che nel pugilato ci vede ora in secondo piano rispetto ad altre nazioni capaci di sostenere e sviluppare più efficacemente il loro movimento pugilistico.

Ma chi ha già indirizzato il destino in un verso desiderato dopo diversi ostacoli sul percorso è proprio Irma, che dopo un’infanzia non priva di difficoltà ha incontrato a dieci anni lo sport che le avrebbe fatto da trampolino nella vita: la boxe. E guardando come ha staccato il pass per Tokyo, a giugno, le speranze in un buon risultato, se non ottimo ci sono tutte. La poliziotta campana ha infatti regolato 5-0 la croata Nikoleta Cacic, dando prova di tutta la sua forza e della sua maturità. Il gong sta per suonare e Irma è pronta.