Giovedì 25 Aprile 2024

Napoli, sequestrati 7 milioni a due imprenditori per evasione fiscale

Le indagini della Guardia di Finanza partite da un “alert” del sistema postale del capoluogo campano. Scoperta maxi frode con 28 società intestate a prestanome coinvolte: oltre 100 milioni di euro di scambi fittizi

Il Tribunale di Napoli

Il Tribunale di Napoli

Napoli, 14 maggio 2021 – C’era un complesso sistema di frode fiscale, basato su fatture false e prestanome, alla base dell’attività di due imprenditori, uno napoletano e uno della provincia di Ravenna, attivi nel settore della carpenteria metallica e raggiunti da un decreto di sequestro preventivo del loro patrimonio.

Nello specifico, la Guardia di Finanza di Napoli, coordinata nelle indagini dalla Procura partenopea, ha messo i sigilli a beni per un valore complessivo di 7,4 milioni di euro dislocati tra le province di Napoli, Ravenna, Piacenza e Caltanissetta.

Le indagini partite da un “alert” delle poste

Il decreto è stato emesso dal gip del Tribunale campano e riguarda tre società e due impresari coinvolti, secondo la ricostruzione dei pm, in un complesso sistema di frode fiscale che, tra il 2010 e il 2018, avrebbe consentito di produrre oltre 100 milioni di euro di scambi fittizi.

Inoltre, al complesso meccanismo avrebbero preso parte, a vario titolo, altre 33 persone e 28 società intestate a prestanome. Le indagini della GdF sono partite dopo alcuni “alert” di rischio generati dal sistema postale di Napoli, che ha ravvisato delle anomalie nell’utilizzo di alcuni conti correnti.

Una rete di imprese in tutta Italia

Dall’analisi dei movimenti finanziari, le Fiamme Gialle sono poi arrivate a scoprire la maxi evasione fiscale basata sull’emissione di fatture per operazioni inesistenti e sulla costituzione di numerose aziende di settore operanti in tutta Italia con commesse provenienti per la maggior parte da imprese del Nord Italia e dell’Est Europa.

Gli indagati, alle società realmente esistenti avrebbero quindi affiancato diverse società di “comodo”, costituite solo sulla carta, al fine di emettere le fatture false. In questo modo, avrebbero generato ingenti crediti Iva e, contabilizzando i costi fittizi, abbattuto notevolmente l’imposizione fiscale.