Martedì 30 Aprile 2024

Pitti Uomo, Cavalli ruggisce nella giungla d'asfalto. "L'animalier è un'attitudine rock"

Pelle di pitone e ricami di seta: l'uomo firmato Surridge sfila a Pitti

La sfilata di Roberto Cavalli a Pitti Uomo (Ansa)

La sfilata di Roberto Cavalli a Pitti Uomo (Ansa)

Firenze, 14 giugno 2018 - La mandibola del cobra diventa la suola grintosa delle sneakers, le stampe delle zebre e quelle delle giraffe diventano il più inedito degli animalier, la pelle del pitone si svela nello spolverino bianco da Uomo del Monte, lo smoking per il party in barca è tutto ricamato di canottiglie, nere su nero. È uno stile da giungla d’asfalto quello che il Gruppo Cavalli ha lanciato ieri sera, al tramonto, in passerella sul sagrato della Certosa di Firenze, luogo mistico davvero speciale mai aperto alla moda prima d’ora, scelto dal direttore creativo del brand Paul Surridge per un immediato colpo di fulmine e di emozione. «Questo è il mio terzo Pitti, ho vissuto a Firenze in passato e ancora oggi abito vicino a Ponte Vecchio – racconta Surridge dopo i tanti applausi e la nostalgia per la colonna sonora con la voce di Bjork, e i complimenti si sprecano anche per Gian Giacomo Ferraris, amministratore delegato che guida il forte rilancio del brand nel portafoglio del fondo Clessidra – e con questa sfilata per l’estate 2019 ho voluto rispettare il passato per costruire il futuro. Tutta la parte uomo del brand va ricostruita col giusto mix tra tailoring e casual».

Casting bello e multietnico, ragazzi con le facce un po’ sudate come se uscissero dopo essersi sfiniti nei balli a una festa, la voglia di gridare al mondo “now”, questa è la moda di oggi, con le canotte di maglia stampate giaguaro delavè e le giacche coi colli profilati di punti a ricamo artigianale. «L’animalier non è una divisa ma un’attitudine, come il rock», spiega l’inglese Surridge che ha voluto mostrare un guardaroba concentrato in 34 modelli, partendo dal blazer capo fondamentale che deve essere sempre “funzionale”. Splendido il maglione ricamato a punto a croce di seta pura, seducenti gli abiti bianchi, double in chiave skate con due stampe leopardo con due impatti diversi, per un ragazzo Roberto Cavalli davvero supercool. In prima fila non c’è il fondatore del brand stavolta, ma un interessato e rilassato Tim Cook, ad di Apple, con Andrea Ceccherini, presidente Osservatorio Permanente Giovani – Editori. «È un mondo che mi interessa molto e per questo ho voluto visitare prima della sfilata il backstage», dice Cook. Per Surridge un debutto convincente, una collezione ben riuscita.

Molto interessante e piena di stimoli la sfilata dell’allievo di Rei Kawakubo di Comme des Garcons, Fumito Ganryu, tra forme e materiali d’avanguardia alla Galleria Fritelli in un ex garage. Piena di poesia le performance di COS con la capsule Soma, nel cortile dell’Istituto degli Innocenti con modelli ballerini vestiti di capi minimal bianchi, neri e grigi, a volteggiare sotto le architetture di Brunelleschi, prima volta nel Calendario di Pitti Uomo di un brand democratico che fa capo al gruppo svedese H&M. «Per noi Pitti è il momento più eccitante per quel che riguarda la moda maschile. A Firenze possiamo vedere sia la moda tradizionale che quella sperimentale», dice il responsabile della moda uomo di COS Christophe Copin. Alla Dogana invece mostra la sua forte creatività, specie negli accessori, MCM, brand nato in Germania e ora coreano che piace molto ai buyer internazionali.

Il New York Times parlando di questa edizione di Pitti Uomo 94 ha titolato sentenzioso: «The Dandy is dead», il dandy è morto, alludendo al tipo d’uomo elegante quando vanesio, ossessionato dalla moda e pronto ad ogni sacrificio pur di seguirla tra vezzi e vizi. È proprio così? Dura, durissima, togliere al maschio di oggi la voglia di farsi notare, magari solo per un dettaglio come una cintura giusta, un gemello ironico, una scarpa colorata come le nuove slippers di Fanga in un fantasioso arcobaleno di colori e leggerezza in suede. Tocchi Pop per le camicie quasi sempre rigate da Bagutta, maglioni di lane delavè morbidissime ed extra light come quelli di Bruno Manetti che guardano ai colori delle terre di Toscana. «Le nostre giacche di lino o di cotone tinte in capo piacciono molto per il loro aspetto vissuto – spiega Giovanni Bianchi responsabili stilistico di L.B.M. 1911 – e perché sono uniche. Il nostro è un formale disinvolto e per noi è un dovere affrontare il mercato con continue piccole rivoluzioni che partono dal tessuto». Per Brunello Cucinelli, in uno stand che trabocca di compratori, «il punto forte del guardaroba maschile resta la giacca, a un petto e mezzo, in tessuti belli e giovani». Intanto, grande festa per l’apertura della boutique fiorentina di Ermanno Scervino in via Strozzi, la via dell’eleganza, in un luogo vincolato là dove negli anni Venti c’era Neuber frequentato da Guglielmo Marconi e Toscanini. Ora dalle vetrine si ammirano gli abiti couture che piacciono tanto ad Amal Clooney e a Nicole Kidman. «Oggi realizziamo un sogno nella città dove viviamo e lavoriamo» dicono felici Ermanno e Toni Scervino.