Non c’è due senza tre. Dopo The Lighthouse e The Northman, Willem Dafoe torna a collaborare con Robert Eggers per Nosferatu, pellicola in sala dal 1º gennaio con Universal Pictures. Il film è ispirato alla sceneggiatura firmata da Henrik Galeen del classico del cinema muto del 1922 di Friedrich Wilhelm Murnau, Nosferatu il Vampiro, e al romanzo Dracula di Bram Stoker.
Questa rivisitazione gotica è incentrata sull’ossessione tra una giovane donna tormentata, Ellen (Lily-Rose Depp), e il terrificante vampiro che si è infatuato di lei, il conte Orlock (Bill Skarsgård), nella Germania del 1838. Nel film, Dafoe interpreta Albin Eberhart Von Franz, uno scienziato caduto in disgrazia per il suo legame con l’occulto, chiamato a curare Ellen, vittima di crisi spaventose e senza un’apparente motivazione.
"Uno dei contributi che Robert Eggers ha dato alla storia è stato quello di incentrarla su Ellen con la quale lo spettatore entra in sintonia. Sei con lei e vedi la storia attraverso i suoi occhi, il che orienta le cose in modo completamente diverso rispetto al passato", riflette l’attore. "Prima era tutto più incentrato su suo marito e su Orlok. Negli anni abbiamo visto vampiri tristi, gentili, di ogni tipo. Concentrarsi su di lei porta un elemento sociale nel racconto perché tutti negano chi è. Non la vedono né la capiscono. Ed è qui che entra in gioco il mio personaggio. È l’unico che la vede e ha una di complicità con lei. Capisce che bisogna accettare l’oscurità per vivere nella luce. Tutti gli altri personaggi sono in negazione e in preda al panico".
La filmografia di Eggers è attraversata da un filo rosso: ogni film è ambientato nel passato, ma ha la capacità di parlare del presente. Un esempio in questo senso sono le riflessioni sulla malattia mentale e la sessualità. "È un visionario", afferma Dafoe. "Pensa che raccontando quelle storie può esprimere ciò che sta accadendo oggi, semplicemente trovando un certo tipo di verità nella natura e negli eventi umani. Ma, cosa ancor più importante, le collega a dettagli storici. È un fanatico della ricerca, anche se sa che non può filmarla. Fa cose molto interessanti, come nel caso dei morsi. Nosferatu non morde il collo, che è qualcosa creato da Hollywood, ma il petto. Per Eggers era più poetico perché è vicino al cuore. Quello che fa è trovare un’autenticità. Crea un mondo in cui lo spettatore puoi entrare a più livelli".
In Nosferatu, il personaggio di Willem Dafoe afferma che dobbiamo scovare il male che è dentro di noi. In cosa, come società, crede risieda il male oggi? "Ci sono un sacco di cose che ho da dire al riguardo", risponde l’attore scoppiando in una risata. "Ma una di queste sono gli smartphone. Nonostante gli aspetti positivi, hanno distrutto un certo tipo di connessione sociale. Dipendiamo da loro. Mi spezza il cuore vedere persone uscire insieme a cena, ma che non sono veramente insieme. Sono con i loro sé virtuali perdendo il contatto con la realtà. Le persone hanno la tendenza ad andare verso ciò che gli piace e supporta la loro visione del mondo. È come un grande negozio di dolciumi e siamo tutti bambini con un debole per i dolci. Ci corriamo dentro dimenticando il resto. È per questo che il cinema autentico è importante. Ci unisce e ci sfida".