
Un’amicizia in note: "Nella condivisione la chiave del successo"
Un sodalizio fatto di profonda intesa professionale e di grande amicizia che festeggia il magnifico traguardo dei settant’anni. Un arco di tempo in cui il mitico duo pianistico formato da Antonio Ballista e Bruno Canino ha reso ancora più grande la musica nel mondo, con un vastissimo repertorio a quattro mani su due pianoforti. I due musicisti, allora giovanissimi, si incontrano al Conservatorio. Quel che stupisce è la vivacità intatta di questi ‘eterni ragazzi’ che si può cogliere nello sguardo, nella fluidità intrigante dell’eloquio e nell’altissima cifra stilistica dei loro concerti. Una lunghissima storia fatta anche di tanto presente, raccontata in esclusiva dallo stesso Ballista.
Come è nato il sodalizio con Canino?
"Bruno e io abbiamo frequentato la stessa classe di pianoforte al Conservatorio di Milano, ma il nostro duo è nato nella classe di musica da camera per iniziativa del Maestro A. Beltrami. Fin dall’inizio ci siamo accorti di essere gratificati da una armonia prestabilita, che ci ha permesso di iniziare subito un’attività concertistica. La nostra è soprattutto la storia di una grande amicizia che ci ha coinvolto anche in inusuali viaggi e vacanze con le famiglie, generalmente nelle isole greche".
Qual è il concerto fatto insieme che ricorda con più piacere?
"Le lunghe tournée con la presenza di K. H. Stockhausen come regista del suono per ’l’opera Mantra’ per due pianoforti e modulatori ad anello e la prima esecuzione del concerto di Luciano Berio per due pianoforti e orchestra al Lincoln Center di New York con la New York Philarmonik Orchester, sotto la direzione di Pierre Boulez. Vorrei anche ricordare l’esecuzione dell’opera pianistica completa a quattro mani di Schubert nel Teatro Comunale di Bologna. Un’emozione pari a quella delle più alte gioie liederistiche"
Lei è stato pianista e direttore d’orchestra nell’ ensemble di Franco Battiato. Cosa le piace ricordare di quella esperienza?
"Il mio rapporto musicale con Battiato si è arricchito dell’interesse condiviso riguardo argomenti filosofici, estetici ed esistenziali. Franco si avvicinò a me perché lo introducessi all’avanguardia musicale, che lui abbandonò ben presto per dare spazio alle sue meravigliose canzoni e musiche colte. Ho formulato un programma dove ho raccolto quei brani di musica classica che esercitavano su di lui un particolare fascino, musiche di autori classici come Wagner, Donizetti, Bellini o Brahms. I brani da lui scelti vertevano soprattutto sul rimpianto e la dolorosa aspirazione al mutamento".
Recentemente ha di nuovo diretto dopo la scomparsa del compositore siciliano la Messa Arcaica nel Duomo di Milano. Si è ricreata la stessa atmosfera della prima ad Assisi?
"Direi di sì. Franco aveva una visione universale del sacro, che includeva tutte le fedi in un’armoniosa coesistenza. La Messa Arcaica vuol far rivivere l’antica concezione platonica della musica, secondo la quale, quello che contava, era il condizionamento dello stato d’animo di chi ascoltava. Era una delle opere da lui più amate, tanto che abitualmente ne ascoltava il kyrie prima della meditazione quotidiana".
Ci sono in programma altri appuntamenti che la vedono ancora una volta in concerto con Canino?
"Sì, soprattutto il festeggiamento del nostro 70esimo anno di convivenza musicale con un insolito programma che prevede quattro concerti per due pianoforti e orchestra: Bach, Mozart, Poulenc e, last but not least, l’ultima opera di Morricone Episodi per Ballista Antonio Canino ♮Bruno. Il tutto sotto la direzione orchestrale di Lorenzo Bufalini"
I suoi progetti per il futuro?
"Sono tanti, tra questi con il pianoforte: Bach to Beatles, un’occasione per ascoltare brani che per la loro brevità non rientrano usualmente nei programmi di concerto. Come direttore d’orchestra You are the top con i solisti Lorna Windsor e Mark Milhofer. Senza contare il mio insolito trio Fata Morgana, composizioni per pianoforti e sassofoni che uniscono il folk e il pop alla musica da camera europea".