Roma, 2 marzo 2024 - Specie aliene: tra le ultime minacce in Italia, la formica di fuoco e il gambero rosso della Lousiana, “importato perché si mangia, ma per la sua presenza stiamo perdendo il nostro gambero di fiume”.
Piero Genovesi dell’Ispra è tra gli studiosi che hanno costruito un ponderoso rapporto mondiale su un rischio che sembra poco presente all’agenda politica ma che fa molti danni, dalla vespa velutina al granchio blu. Genovesi è stato anche review editor del lavoro con un ruolo preciso: fare da ponte tra la scienza e la politica. Gli abbiamo rivolto 8 domande per inquadrare il problema.
1. Quante sono le specie aliene e quante sono dannose?
Spiega l’esperto: “Le specie aliene nel mondo sono 37mila, 3.500 quelle dannose, 2.300 di queste si concentrano in aree gestite da popolazioni indigene. Il lavoro è durato 4 anni, 86 gli autori principali da 47 paesi e altri 200 gli esperti che hanno contribuito. Sono stati analizzati 13.000 rapporti”.
2. Cosa sta succedendo in Italia?
"In Italia, ad esempio, stiamo sperimentando i danni dello scoiattolo grigio che sta provocando l’estinzione di quello autoctono. E stiamo perdendo il gambero di fiume a causa del gambero Rosso della Louisiana, che porta anche un fungo patogeno killer”.
3. Cosa ci dice il rapporto tra specie aliene e comunità indigene?
"Questo aspetto – chiarisce Genovesi – è stato indagato per la prima volta, sono stati fatti vari incontri per tenere conto anche delle informazioni non disponibili nelle pubblicazioni scientifiche. Uno dei dati emersi dall’indagine ci spiega che i territori gestiti dalle comunità indigene registrano molti più danni. Pensiamo al giacinto d’acqua in Africa. Gli anelli più deboli della comunità spesso sono quelli che pagano il prezzo più alto. Quella pianta spiana la strada alla malaria perché è un habitat idoneo alle zanzare”.
4. Specie aliena vuol dire per forza dannosa?
"No – chiarisce Genovesi -. E lo dimostrano proprio i dati. Anche pomodori, cipressi e basilico sono di origine aliena ma nessuno li vuole togliere. L’azione deve essere su quelle che realmente causano un danno. Perché gli effetti sono estremamente preoccupanti”.
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5. Che cosa provocano le specie aliene dannose?
"Il 60% delle estinzioni globali sono state causate anche da specie aliene invasive. Poi hanno fortissimi altri impatti, ad esempio provocano l’alterazione degli habitat. Hanno effetti sui beni che la natura fornisce all’uomo e sulla vita delle comunità. La formica di fuoco, ad esempio, devasta le comunità di formiche autoctone, ha un fortissimo impatto sull’agricoltura perché distrugge i semi e anche un impatto sanitario sull’uomo, perché la puntura è estremamente dolorosa e può essere anche pericolosa”.
6. Qual è la soluzione?
Genovesi è convinto che ci troviamo di fronte a “una minaccia molto grave, ma non è impossibile metterla sotto controllo. Ci sono tanti esempi positivi che lo dimostrano. Con politiche, fondi e attenzione si è riusciti a contenere moltissimo l’impatto. La soluzione? Eradicare le specie dannose, non farle proprio arrivare, con un’azione di prevenzione. In Italia avevamo realizzato quello che si chiama un giro d’orizzonte, una sintesi delle specie che avrebbero potuto raggiungere il nostro paese. E avevamo identificato anche la formica di fuoco. Ma mentre un analogo esercizio fatto in Nuova Zelanda ha portato quel paese a mettere 40.000 trappole nei porti, cosa fattibile che non richiede neanche un impegno particolare, da noi invece non si è fatto nulla. Così la specie non solo è arrivata ma poi abbiamo aspettato 10 mesi per cominciare a parlare di fare qualcosa che ancora non si è fatto”.
7. Come arrivano le specie aliene?
Tante specie aliene dannose, svela l’esperto, arrivano “con le acque di zavorra delle navi che viaggiano da un capo all’altro del mondo. Per stabilizzare la navigazione, le imbarcazioni riempiono grandi serbatoi, capaci di trasportare da un capo all’altro del mondo un vero ecosistema. Così, ad esempio, sono arrivati il granchio blu e alcune meduse”. Quindi un grande risultato potrebbe arrivare “dal protocollo internazionale, una convenzione vincolante per i paesi che hanno porti, che prevede trattamenti obbligatori di queste acque. In questo modo si potrebbe ridurre il numero di specie aliene del 95%”.
8. La società comprende questa minaccia?
"La minaccia alla biodiversità è di gran lunga la meno compresa dalla società – è la sintesi di Genovesi -. Per fare un esempio: il primo meccanismo con cui sono arrivate le piante invasive nel nostro paese è stato il commercio delle piante ornamentali. Pensiamo alla Xylella, al tarlo asiatico che è arrivato in Lombardia con il commercio di bonsai. In sintesi, questo rischio è anche molto legato ai nostri comportamenti”.