Mercoledì 24 Aprile 2024

"Sono un hippie di 78 anni. E canto ancora"

Il ritorno con “Vedrai Jerusalem“, in autunno il nuovo album. "Non posso sempre rifare “Ma che colpa abbiamo noi“ per tutta la vita"

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di Titti Giuliani Foti

"Il mio nuovo corso? Non è che la ripresa del mio vecchio corso. Cioè sono io. Ma non è il concerto Vandelli-Shapiro, che è stato un momento di interruzione da quel che sono. È stato un divertimento bello, carino, divertente e non lo rinnego. Ma adesso ho ripreso la strada della musica nuova e inedita".

Shel Shapiro e i suoi capelli bianchi raccolti in una coda: sempre alto e magro e il suo commovente essere hippie a 78 anni, coi braccialetti colorati al polso, l’orecchino. Il suo volto lungo e strano, il naso volitivo, gli occhi espressivi. E quel suo comunismo sospeso fra la favola della bontà e il più classico marxismo. Shel il 16 aprile lancia un nuovo singolo, Vedrai Jerusalem, seconda anticipazione – dopo Non dipende da Dio – di un nuovo album di inediti, in uscita in autunno, vent’anni dopo il precedente.

Shel, è un ritorno.

"È sempre stata la mia strada, più o meno, anche se erano un po’ di anni che non facevo solo inediti. Non posso mica cantare sempre Sarà una bella società o Che colpa abbiamo noi. Brani che non rinnegherò mai, per carità. Ma diciamo che ho ripreso la vecchia strada del rock on the road".

Che brani sono i due singoli che anticipano il nuovo album?

"Con il primo uscito, Non dipende da Dio, invito le persone ad assumersi le proprie responsabilità, senza imputare a qualcun altro la colpa di ciò che accade a se stessi o al mondo. E anche il video rappresenta una riflessione sulla capacità o meno di ragionare con la propria testa. L’altro brano, Vedrai Jerusalem, è un invito ad andare avanti, un grido di speranza o di rabbia, una specie di chiamata alle armi. O se la vogliamo vederla più semplice, uno spaccato di realtà. Sta a chi ascolta, deciderlo".

Shel Shapiro versione predicatore?

"Ma no, è che non riesco ad essere un vero hippie in questo periodo in cui tutto è così difficile. Tento una riflessione e cerco di porgerla a chi mi segue, e questo è quanto. Attraverso questi nuovi lavori ho tentato di alzare l’asticella per non deludere le persone che mi seguono da sempre e anche per cercare di conquistare pubblico nuovo: ma quest’ultima cosa alla mia età è sempre più difficile".

Shel, se lei ha una dote, è quella di sapersi rimettere in gioco.

"Anche se non è possibile frequentare i posti dove andavo a vent’anni, cerco comunque di rinnovare quel che faccio e penso che mi apprezzino per questo. Mi viene naturale non ripercorrere sempre la stessa strada. Con Vandelli è stato un divertimento che ci ha permesso di ritrovare il grande pubblico. Ma è lo stesso pubblico che avrei trovato anche se fossi andato da solo a fare concerti. Ricorda Sarà una bella società? Mica erano vuoti i teatri".

No, anzi, pieni.

"Perché anche quello era un bellissimo progetto. Ed è quello che faccio: scegliere in base alla qualità. Non mi butto mai in quello che mi viene proposto e basta. Io guardo gli obiettivi che mi devono stimolare, somigliare, e sento se un progetto mi sta bene a livello di pelle e di testa. Mica sono un commerciante che vende prodotti da mangiare. Cerco di comunicare emozioni e se i progetti sopravvivono anche ai miei filtri, trasmettono emozioni".

E il suo pubblico?

"Con il mio pubblico ho un dialogo d’avanguardia da sempre ed è bello che sia così. Sono consapevole di avere solo una piccola percentuale di pubblico più giovane che può comprendere o essere affascinato delle cose che canto e dico".

Ma...?

"Ma dichiaro che sto parlando a un pubblico mio e che attraverso le mie esperienze racconto anche delle loro esperienze. A vent’anni è difficile che i giovani si ritrovino in me. È più logico e giusto che amino Fedez".

Shel, se non dipende da Dio?

"Dipende da noi. E non è un rigurgito mistico. Ma come in Vedrai Jerusalem viene fuori una frase ebraica, un augurio per il futuro. In qualche modo si tratta di canzoni che non so dire se siano di rabbia o di disperazione. So solo che le potrei cantare più volte al giorno e poi avere un altro spirito che mi guida. Canzoni che sono piccole iniezioni di speranza".

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