Venerdì 26 Aprile 2024

Sergio Lepri, padre nobile del giornalismo

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di Giovanni Morandi

Sergio Lepri non ha avuto bisogno di morire (a 102 anni) per diventare un mito, lo era già da vivo. Apparteneva al giornalismo che aveva fatto la Liberazione ed era stato trent’anni direttore dell’Ansa. Orgoglioso di aver assunto 600 giornalisti a cui aveva chiesto il rispetto di una regola: "Non voglio capire per chi voti da quello che scrivi". Fiorentino. Scrisse per la Nazione del Popolo, fu portavoce di Fanfani senza essere dc e da vecchio azionista teneva a bada i politici. Anche quando Nilde Iotti voleva essere chiamata ’il’ presidente e lui impose ’la’ presidente. Così come Susanna Agnelli che andò all’Ansa a protestare perché voleva essere "il senatore Agnelli non la senatrice". E Lepri le rispose che senatore era suo nonno. È stato un maestro delle generazioni del ’900 e ha sempre guardato avanti. Ma ricordava con nostalgia la redazione in via Ricasoli che era tutta in una stanza tranne Manlio Cancogni e Carlo Cassola che lavoravano in due cabine per stenografi. Poi passò al Giornale del mattino, dc, direttore Ettore Bernabei, lui caporedattore. Si rammaricava di un buco colossale che La Pira fece prendere al Mattino nel ‘56 durante il 20° congresso del Pcus, quando Krusciov scomunicò Stalin. I sovietici fecero avere a La Pira una copia del rapporto di Krusciov, ma il sindaco santo non volle diffonderlo. La notizia fu data quattro mesi dopo dagli Usa. Parola di Sergio Lepri, garanzia di autenticità.

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