Domenica 22 Giugno 2025
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Sebastiao Salgado: il grande fotografo che ha ritratto ‘Il sale della Terra’

Il fotografo franco-britannico è morto all’età di 81 anni: lo ha annunciato l’Instituto Terra, l'organizzazione ambientalista che aveva fondato insieme alla moglie

Il fotografo Sebastiāo Salgado

Il fotografo Sebastiāo Salgado

Roma, 23 maggio 2025 – Il mondo dice addio a un maestro dell’obiettivo: Sebastião Salgado si è spento all’età di 81 anni. Nessuna aveva saputo raccontare l’Africa, i suoi conflitti, le sue ferite come lui. E dire che l’amore per la fotografia lo travolse ‘tardi’ quando si occupava di tutt’altro. Di caffè. 

Sebastião Salgado: dal Brasile alla Francia

Sebastião Salgado nasce in Brasile nel 1944 e cresce in una grande fattoria di proprietà della famiglia, immerso in una natura lussureggiante che, anni dopo, avrà un ruolo centrale nella sua vita e nella sua arte. Eppure, inizia la sua carriera come economista, prima nel suo Paese natale e successivamente in Francia. Studia alla Universidade Federal do Espírito Santo prima e poi consegue un dottorato in economia all'Université de Paris. Durante gli anni trascorsi in Francia con la moglie Lélia Wanick, architetto e futura curatrice delle sue opere. Nei primi anni ’70, mentre lavora per l’Organizzazione Mondiale del Caffè, si avvicina alla fotografia, inizialmente come semplice passione. Ma presto questa passione si trasforma in qualcosa di travolgente, una vera e propria vocazione. La fotografia diventa la sua vita e macchine e obiettivi i suoi ‘ferri del mestiere’.

Così ha raccontato l’uomo e l’ambiente

Il fotografo si distingue fin da subito per la capacità di raccontare, attraverso le immagini, l’impatto dei cambiamenti ambientali, economici e politici sulla condizione umana. Nel corso della sua carriera documenta numerosi conflitti e crisi globali, ma è con  ‘La mano dell’uomo’ che raggiunge uno dei suoi punti più alti. Perché si tratta di un’imponente indagine sul lavoro umano, durata sei anni e sviluppata in 26 Paesi, considerato uno dei progetti fotografici più significativi del secondo dopoguerra. I suoi scatti emozionano per l’etica profonda, la potenza visiva e la coerenza narrativa. Le sue non sono semplici fotografie, ma atti di testimonianza. Il suo bianco e nero denso di contrasti scolpisce l’essere umano nella sua fragilità e nella sua grandezza, e restituisce alla fotografia il compito più alto: quello di capire, raccontare, trasformare.

Il sale della Terra

Vede con i suoi occhi, prima ancora che tramite le lenti dei suoi obiettivi le atrocità del genocidio in Ruanda, a metà degli anni ’90. E questo cambia tutto: Salgado torna in Brasile per avviare un progetto di riforestazione nella tenuta di famiglia e, parallelamente, orienta la sua attività fotografica verso la natura. Nasce così il progetto ‘Genesis’, un tributo visivo alla Terra, che ritrae paesaggi incontaminati e specie animali non toccate dalla modernità. Questo nuovo percorso è raccontato in maniera splendida nel documentario ‘Il sale della Terra’, diretto da Wim Wenders. Il docufilm, acclamato dalla critica, ottiene una candidatura all’Oscar come miglior documentario. Salgado ha ricevuto decine di premi internazionali, tra cui il Premio Principe delle Asturie per la Comunicazione e le Scienze Umanistiche, e onorificenze da università e istituzioni culturali di tutto il mondo. Insomma, oltre alla sua straordinaria carriera fotografica, ci ha lasciato un'eredità importante nel campo ambientale attraverso l'Instituto Terra, che ha contribuito alla riforestazione di vaste aree del Brasile.