Lunedì 9 Giugno 2025
BEPPE BONI
Magazine

Rocca delle Macie Mezzo secolo da Oscar

Rocca delle Macie Mezzo secolo da Oscar

di Beppe Boni

C’è un posto dove Bud Spencer e Terence Hill cavalcano ancora e si guardano col sorriso complice che precede la solita scazzottata. Non ci sono polvere, cactus e scorpioni del deserto, ma dolci colline dove si alternano boschi e vigneti talmente ordinati che sembrano pettinati da un coiffeur. L’epopea dei film di Trinità è custodita in un posto del cuore, sui saliscendi di Castellina in Chianti nella Toscana felix, là dove l’idea dei ’western spaghetti’ è viva più che mai in memoria di Italo Zingarelli, un visionario partito da stunt man nel film ’Quo Vadis?’ e diventato sceneggiatore e produttore cinematografico, che amava la macchina da presa e il vino. Sergio, figlio di Italo, la moglie Daniela, i figli Andrea (che è anche arbitro di calcio) e Giulia, allevatrice di cavalli nell’azienda di famiglia Rocca delle Macie, e il nipote Fabio, celebrano in questi mesi i 50 anni della fondazione.

Rocca delle Macie è una delle aziende vinicole che hanno segnato l’evoluzione del Chianti Classico e che ora festeggia il primo mezzo secolo con circa 120 dipendenti tra le varie attività di cantina, accoglienza, enoteca e ristorazione. Il ricordo di Italo Zingarelli, che tra un ciak e l’altro da Roma, venne a cercare qui un’azienda per produrre vino e allestire il suo buen retiro, si intreccia con quella dei suoi film, soprattutto la saga di Trinità, a cui, all’interno di Rocca delle Macie è dedicata una mostra permanente.

Chianti Classico e western. Bud Spencer (Carlo Pedersoli) assomigliava talmente tanto a Zingarelli, un omone imponente, che la gente li scambiava l’uno per l’altro. Del resto erano come fratelli. Grande amicizia anche con Massimo Girotti (Terence Hill), che ancora oggi è legatissimo alla famiglia. La mostra celebra la vita cinematografica di Italo (1930-2000), figlio del preside del liceo di Lugo di Romagna, che a 28 anni da ex pugile e attore, produsse il suo primo film. Una delle prime Pellicole fu anche ’Cuore matto’ con Little Tony. A Italo piaceva però l’ironia dei western all’italiana e dall’amicizia con Bud e con Terence Hill nacquero ’Lo chiamavano Trinità’ (1971) e ’Continuavano a chiamarlo Trinità’ (1972).

Nella sala scorrono locandine, foto di scena in bianco e nero e nelle teche vi sono fogli scritti a mano e documenti di produzione, compensi per gli attori. Ci sono le locandine e le immagini di altri film prodotti da Italo come ’Più forte ragazzi’, ’Io sto con gli ippopotami’, ma anche ’C’eravamo tanto amati’, ’Un esercito di 5 uomini’ e altri. Il libro appena uscito ’Argilla, Pietra, Aria, Radici’, tra aneddoti, immagini, testimonianze raccolte da Alessio Noe’ (Giunti) racconta il sogno pop fra cinema e vino. Ai due film western è dedicato poi il Chianti Classico Gran selezione ’Lo chiamavano Trinità 2016 Magnum’. Quando Italo comprò terre e cantina, la struttura di oggi era un rudere. La proprietà gli nascose che lì di fronte sarebbe passata una futura strada per paura di perdere l’affare. Italo lo seppe e concluse subito l’acquisto, pensando al contrario che un facile accesso avrebbe agevolato la dinamica aziendale.

Da allora rallentò sempre più il suo impegno nel cinema per dedicarsi al Chianti classico, ma legandolo alla narrazione del mondo di celluloide, alle pellicole, agli attori. Il suo mondo. Racconta Sergio Zingarelli: "Dobbiamo tanto a nostro padre che grazie al successo delle produzioni cinematografiche potè acquistare nel 1973 i primi 70 ettari e il borgo. Qui vicino rilevò anche un terreno che i tecnici gli sconsigliarono. Come sempre fece di testa sua e ancora oggi quella vigna produce uve di prima scelta".

Per celebrare i 50 anni vi è stata una speciale degustazione in verticale di dieci vendemmie dell’etichetta più premiata, il Sergio Zingarelli Gran Selezione, dall’annata 2010 alla 2019, guidata dall’enologo Lorenzo Landi. Sergio Zingarelli, già presidente del Consorzio del Gallo Nero, nel nome del padre guarda con ottimismo al passaggio generazionale con un export che copre 60 Paesi nel mondo e ruoli delineati: il figlio Andrea, con la responsabilità in campagna e cantina, la figlia Giulia dedicata all’area Hospitality e il nipote Fabio nella gestione ed amministrazione. La signora Daniela, originaria di Sestola (Modena), vigila su tutti con la saggezza di montagna.