Giovedì 25 Aprile 2024

Felloni esalta Roger Vivier. "Io, al servizio delle donne"

Il direttore creativo: "Equilibrio tra lusso e ironia"

Scarpa Trés Vivier

Scarpa Trés Vivier

Parigi, 23 ottobre 2018 - Sul suo Instagram ha postato un ritratto del Maestro Roger Vivier, il Fragonard delle calzature da donna, con una delle sue creazioni in mano che al posto degli occhi ha due cuori rossi come fosse un’opera Pop. Un omaggio reverente ma ironico e gioioso che racconta molto del carattere di Gherardo Felloni, 38 anni, da marzo scorso direttore creativo di Roger Vivier, marchio stellare nel portafoglio della famiglia di Diego e Andrea Della Valle che nel 2015 lo hanno inserito nel Gruppo Tod’s. Diego Della Valle con Roger Vivier ha fatto un colpo magistrale perché nel 2001 ha comprato un sogno, quello dell’alta moda applicata alle scarpe, un prodigio di manifattura oggi tutta italiana ispirato all’immenso archivio del fondatore della maison. Un rilancio strepitoso e vincente, che ha contato sul lavoro che per sedici anni ha fatto Bruno Frisoni e che ora è nelle mani e nella testa di Gherardo Felloni che da alcuni anni ha scelto di vivere a Parigi, quasi una premonizione per questo incarico stellare quasi come i gioielli antichi che colleziona, sfoggia con orgoglio al collo come fossero i più preziosi dei papillon, espone nel salotto di casa come soprammobili-oggetto del desiderio. Anche durante questa intervista ha al collo un collier di brillanti di rara bellezza con abbinato un pendente da perdere il fiato. Disegnare scarpe per la maison che con Roger Henri Vivier, scomparso nel 1998, ha inventato nel 1954 il tacco stiletto, ha lavorato per i più grandi couturier, ha calzato Mistinguett, Joséphine Baker, Ava Gardner, i Beatles e Jackie Kennedy, ha creato le scarpe con rubini per l’incoronazione della Regina Elisabetta II il 2 giugno 1953, è il massimo che uno stilista possa chiedere. Senza contare che nel 1965 Vivier ha lanciato la Belle Vivier, la decolleté con l’iconica fibbia bouclé indossata nel 1967 da Catherine Deneuve nel film Bella di giorno di Louis Bunuel, un mito nella storia del lusso moderno.

Gherardo Felloni
Gherardo Felloni

Signor Felloni come vive oggi questa esperienza nell’atelier Vivier?

«Mi sembra un sogno – risponde Gherardo Felloni che è nato in provincia di Arezzo in una famiglia di imprenditori calzaturieri e ha respirato quest’aria di alto artigianato fin da bambino – anche perché fin da giovanissimo conoscevo le creazioni di Monsieur Vivier. Per questo tengo vicino a me, in questo studio di Faubourg St. Honoré, alcuni pezzi d’archivio e li guardo ogni giorno e ne traggo ispirazione con molto rispetto».

Quando le hanno proposto di diventare il direttore creativo del brand?

«È stato un cacciatore di teste, ad inizio anno. Io lavoravo ancora da Miu Miu per le calzature, le borse e i bijoux, dopo l’esperienza iniziale da Prada dove ho fatto lo stage nel 1999 e poi due anni da Dior con Galliano prima e Raf Simons poi. Ho subito detto: Vivier lo voglio!».

Poi ha incontrato Diego Della Valle?

«Sì, ci siamo conosciuti nei suoi uffici di Milano. Sono rimasto subito affascinato da lui, è stato un amore a prima vista. E abbiamo concluso subito perché parlavamo la stessa lingua. Il Signor Della Valle è andato subito al sodo, per prima cosa mi ha chiesto se ero contento di lavorare per Vivier».

Lei occupa una posizione importante e di responsabilità nel mondo del fashion. Qual è il suo approccio al brand?

«È un approccio gioioso, un po’ come me, e penso anche dello stesso Roger Vivier. Le sue creazioni lo testimoniano, i colori, i decori, i ricami, le piume e quei tacchi straordinari raccontano l’idea di una donna che profuma di felicità. Io mi trovo a mio agio qui in atelier, sono nato in campagna e ne conservo la spontaneità e la discrezione. Amo la sostanza, non l’apparire».

Le scarpe Roger Vivier
Le scarpe Roger Vivier

Puo’ raccontarci cosa ha visto in azienda a Sant’Elpidio dove vengono prodotte queste calzature?

«Diego Della Valle ha esaltato al massimo il savoir faire dell’azienda. Lì si fanno drappeggi, fiocchi, decori subito giusti perché frutto di mani d’oro. Ho ritrovato l’aria di casa, il lavoro di mio padre Loris e di mio zio Giancarlo con il loro Calzaturificio Lamos fondato nel 1958 a Bucine (Arezzo), mi sembra di rivederli con la spolverina addosso... Anche loro lavoravano per grandi marchi».

A fine settembre all’Hotel Vivier, con una presentazione molto emozionante, ha presentato la sua prima collezione. Quali sono le scarpe di punta per la prossima estate?

«Ero emozionatissimo, per fortuna i giudizi sul mio lavoro sono stati molto positivi. È stata una presentazione un po’ onirica, sei stanze e in ognuna una mise en scene diversa. Spero di aver trovato l’equilibrio tra lusso e ironia. Le mie sono scarpe per donne di tutte le età, io sono al servizio delle donne! Rimane la classica Belle Vivier ma io l’ho fatta più leggera, con la fibbia più grande e quadrata, il tacco a trapezio, e l’ho ribattezzata Trés Vivier».