
La vita su Marte in una ricostruzione artistica
Il progetto Mars One, che prometteva lo sbarco su Marte nel 2025, trasformando la colonizzazione del Pianeta Rosso in un reality show, è ufficialmente in bancarotta. Si tratta del triste (e poco sorprendente) epilogo di una storia iniziata nel 2012, sulla cui credibilità erano stati già sollevati negli anni parecchi dubbi.
SOCIETÀ AL VERDE
La notizia, lanciata dal quotidiano svizzero Landbote e poi rimbalzata su Reddit, riprende una nota del tribunale civile di Basilea, secondo cui la società Mars One Ventures ha dichiarato fallimento a partire dal 15 gennaio 2019. La compagnia era il braccio finanziario dell'olandese Bas Lansdorp, il fondatore di Mars One. Come riporta Forbes, sui conti erano rimasti meno di 25mila dollari, poco più che spiccioli per pensare di staccare un biglietto verso il suolo marziano.
ANDATA, SENZA RITORNO
Il progetto guidato da Lansdorp risale al 2012, quando per la prima volta prospettò l'intenzione di stabilire una colonia permanente su Marte con viaggio di sola andata. Lo sbarco, inizialmente programmato nel 2023, prevedeva alcune tappe intermedie, tra cui l'invio nel 2020 di sonde robotiche per trasportare sul Pianeta Rosso attrezzature e tecnologie all'avanguardia.
La missione catturò subito l'interesse dei media, che crebbe ancora di più quando partirono in pompa magna le selezioni degli astronauti. Tra i cento candidati prescelti, c'era anche l'italiano Pietro Aliprandi, che nel 2015 aveva raccontato il suo sogno spaziale in questa intervista.
UN GRANDE BLUFF?
Uno degli aspetti più singolari e discussi di Mars One riguardava la possibilità di finanziare la missione attraverso un colossale reality show, che avrebbe documentato le varie tappe di avvicinamento al Pianeta Rosso, fino al definitivo insediamento umano. Vita natural durante. Lansdorp e soci puntavano a uno spettacolo globale sulla falsa riga di quanto accade per i Giochi Olimpici, che con i diritti televisivi sono in grado di raccogliere miliardi di introiti in poche settimane.
La realtà è che al di là di questo e di altri ambiziosi proclami, Mars One non ha probabilmente mai avuto né la disponibilità economica, né le risorse tecnologiche per portare avanti il suo sogno. In una famosa intervista, l'astrofisico del Trinity College di Dublino Joseph Roche, che faceva parte dei cento selezionati, aveva ad esempio raccontato di colloqui molto superficiali via Skype, in cui veniva suggerito l'acquisto di merchandising per scalare posizioni in graduatoria. Un gruppo di esperti del MIT aveva inoltre stroncato l'impresa, dichiarando che a causa dei calcoli errati i coloni sarebbero morti di asfissia dopo un massimo di 68 giorni.
SOGNANDO MARTE
Dopo lo slancio di entusiasmo dei primissimi anni, il progetto Mars One è diventato un progressivo rebus, alimentato di tanto in tanto da voci di presunte collaborazioni con giganti quali Lockheed Martin o SpaceX. In continui postici (lo sbarco era ormai slittato nel 2031) e i comunicati stampa sempre più rari sembrano oggi solo un tentativo di prolungare l'agonia, terminata infine con la definitiva bancarotta.
Il fallimento di Mars One non spegne ovviamente l'aspirazione umana di riuscire in futuro a mettere piede sul Pianeta Rosso. Solo il tempo e i progressi scientifici ci diranno se a centrare l'obiettivo sarà la NASA o qualche audace visionario come Elon Musk, sebbene non manchino pareli autorevoli secondo cui mandare l'uomo su Marte sia un'idea semplicemente stupida.