Venerdì 20 Giugno 2025
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Giornata Mondiale degli Oceani: perché proteggere il mare è essenziale per il futuro del pianeta

Dalla salute del pianeta blu alle nuove scoperte scientifiche: significato o obiettivi di una ricorrenza che punta a creare una nuova consapevolezza globale. L’importanza della riflessione sull’ecologia marina

Giornata Mondiale degli Oceani 2025

Giornata Mondiale degli Oceani 2025

L’8 giugno si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani, istituita nel 2008 dalle Nazioni Unite per promuovere la consapevolezza globale sull’importanza degli ecosistemi marini. Ogni anno, la ricorrenza richiama l’attenzione su temi urgenti come l’inquinamento da plastica, il cambiamento climatico, l’acidificazione delle acque, ma anche sull’incredibile biodiversità che ancora resta da esplorare.

Per l’edizione 2025 il World Oceans Day si ispira al tema “Wonder: Sustaining What Sustains Us”, evocando la capacità di meravigliarsi e impegnarsi per ciò che ci sostiene, imparando a ricambiare e sostenere a nostra volta. Un invito a riscoprire lo stupore nei confronti del mare, non solo come risorsa vitale ma come ecosistema straordinariamente complesso e interconnesso.

Gli oceani, polmone blu della Terra

Coprono oltre il 70% della superficie del pianeta e ospitano il 95% dello spazio abitabile conosciuto. Gli oceani non sono solo uno scrigno di biodiversità, ma anche un elemento vitale per il clima, la sicurezza alimentare e la regolazione del ciclo dell’acqua.

Secondo l’UNESCO, più del 50% dell’ossigeno che respiriamo proviene dal fitoplancton marino. I mari agiscono anche come serbatoi naturali, assorbendo ogni anno quasi un terzo della CO₂ prodotta dalle attività umane.

Tuttavia, questa preziosa funzione tampone sta raggiungendo un punto critico, con conseguenze su acidificazione, riscaldamento e impoverimento degli habitat.

Ecologia marina: tra minacce e resilienza

Negli ultimi decenni, gli oceani hanno dovuto affrontare una minaccia sempre più grave: dallo scioglimento dei ghiacci artici all’aumento della temperatura delle acque, senza contare la perdita delle barriere coralline e la pesca eccessiva, fino alla diffusione di microplastiche in ogni angolo del globo, tanto nelle acque costiere quanto nelle profondità abissali.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente ogni anno finiscono in mare circa 11 milioni di tonnellate di plastica. Nonostante questo quadro critico, alcune aree marine mostrano una sorprendente capacità di rigenerazione, soprattutto quando vengono tutelate con efficaci misure di conservazione.

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Nuove scoperte dal mondo sommerso

L’esplorazione degli abissi continua a restituire scoperte affascinanti. Tra le scoperte recenti delle missioni NOAA nel Pacifico figurano nuove forme di vita abissale, tra cui organismi trasparenti e bioluminescenti che confermano quanto l’oceano profondo resti in gran parte sconosciuto.

Le tecnologie di mappatura 3D e i robot autonomi sottomarini stanno rivoluzionando la conoscenza del fondale oceanico, che ad oggi risulta mappato solo per il 25%. Allo stesso tempo, aumentano gli studi sull’impatto del rumore antropico, sulle connessioni tra oceano e salute umana e sul ruolo dei mari nella produzione di farmaci biotecnologici.

Il ruolo dell’oceano nella salute globale

Il concetto di “One Health”, che collega la salute dell’ambiente a quella degli esseri viventi, trova negli oceani un campo di applicazione concreto. La degradazione degli ecosistemi marini può favorire la proliferazione di alghe tossiche e patogeni, che arrivano anche nella catena alimentare.

Ma il mare offre anche risorse preziose: diverse molecole marine sono oggi alla base di farmaci antitumorali e antibiotici sperimentali. Inoltre, l’ambiente marino ha un potenziale significativo nel campo della salute mentale e del benessere.

Il contatto con il mare e gli spazi blu è associato a una riduzione dello stress, come dimostrano studi condotti da università europee e nordamericane.

La corsa alle risorse del mare profondo

Mentre cresce l’urgenza di tutelare gli oceani, aumentano anche le pressioni economiche per estrarre minerali rari dai fondali marini, come cobalto e litio, fondamentali per la transizione energetica. L’International Seabed Authority sta discutendo nuove regole per regolare queste attività, ancora poco normate a livello globale.

La comunità scientifica avverte: senza dati certi sull’impatto ambientale, la mining industry sottomarina rischia di compromettere equilibri delicatissimi. Una delle sfide chiave dei prossimi anni sarà proprio bilanciare esigenze ambientali, sociali e tecnologiche in un’ottica di sostenibilità.

Cosa possiamo fare per proteggere l’oceano

Anche lontano dalla costa, le nostre azioni hanno un impatto diretto sul mare. Ridurre l’uso della plastica monouso, scegliere prodotti sostenibili, privilegiare pesce proveniente da pesca responsabile e limitare l’uso di sostanze chimiche in casa e in giardino sono pratiche che contribuiscono a ridurre l’inquinamento marino.

Informarsi, sostenere le aree marine protette, partecipare a progetti di citizen science o a campagne di pulizia delle spiagge rafforza la consapevolezza collettiva. Sempre più scuole e comunità costiere stanno inserendo educazione oceanica nei programmi scolastici, riconoscendo che la tutela del mare comincia dalla conoscenza. Secondo le Nazioni Unite, se ogni persona modificasse anche solo una piccola abitudine, l’effetto su scala globale sarebbe significativo.

In occasione della Giornata Mondiale degli Oceani 2025, il messaggio che arriva dal mondo scientifico è chiaro: proteggere il mare non è solo una questione ambientale, ma anche culturale, economica e di giustizia intergenerazionale. Il futuro dell’umanità è legato a doppio filo a quello degli oceani. Investire in ricerca, educazione e tutela del patrimonio marino significa dare respiro a un pianeta in affanno e riscoprire, forse, una parte dimenticata di noi stessi.