
"Il buio straordinario" di Angelo Molica Franco
Angelo carissimo, ti scrivo in giorni zeppi di sussulti e accadimenti fra i quali i Pride in tutto il mondo che, dal 1970 a oggi, continuano a suscitare diatribe, curiosità e sopracciglia alzate. Credo che il tuo “Il buio straordinario” pubblicato da People Editore, sia un perfetto vademecum per osservare e capire.
Sono ammirata, fra le altre cose, dalla lucidità con cui hai fuso il tuo linguaggio di scrittore, giornalista e traduttore, e l’abbia messo al servizio di un’opera che è la somma di molte cose: saggio, dialogo, narrazione, riflessione senza mai salire in cattedra, avere la pretesa di spiegare qualcosa o imporre una morale. Mi pare che il sottotitolo contenga una chiave di lettura fondamentale: “La nascita dell’identità omosessuale nel romanzo del Novecento”, non solo perché nel libro affronti questo tema in alcuni classici della letteratura universale. Ci sono romanzi di Cohen, Gide, Proust, Capote, Barthes solo per citarne alcuni.
A me, di questo sottotitolo, colpisce in particolare una parola: “identità”. Mi pare che attorno a essa ruotino molte questioni ideologiche e sociali di questo tempo. C’è una smania di identificare e identificarci in qualcosa, come se, senza un appiglio identitario, non avessimo forma. Se tu sei uguale a me (ove per “uguale” intendo sullo stesso piano) allora, io, chi sono? Mentre leggevo, mi sono trovata spesso a riflettere che sarebbe necessaria una simile operazione in altri campi in cui la questione identitaria è foriera di discriminazioni e scontri. Scontri di “identità”, appunto.
Ti prego, non sussultare. Provo a spiegarmi. Prendendo a modello il tuo “buio straordinario” sarebbe bello se vi fossero altre opere in cui si analizzi, a partire dai secoli scorsi fino a oggi, la percezione dell’identità (per esempio) femminile, etnica, religiosa e tutte le infinite declinazioni con cui incaselliamo l’umanità. Come ciascuna di queste tematiche sia stata occultata, mistificata o esplicitata. È stata giudicata. Poiché è certo che, mentre giudichiamo, veniamo giudicati noi stessi per le nostre opinioni. Mi pare che, parafrasando il tuo “buio”, sarebbe una straordinaria occasione illuminare la strada che abbiamo compiuto sulla via dell’evoluzione. Capire che tipo di persone siamo, quanto abbiamo bisogno di opporci a qualcosa per sentirci qualcuno. Basare il nostro essere sulla contrapposizione a qualcos’altro. Pensa che bellezza: Puff! Paff! Quante luci si accenderebbero. Dentro di noi, intendo, vedere chi e cosa siamo.
Hai scritto una grande guida per l’umanità, spero sia la prima di una lunga collana.
Simona Baldelli