Lunedì 23 Giugno 2025
MANUELA SANTACATTERINA
Magazine

"Noi, pesci piccoli: tutto tranne che perfetti"

Fabio Balsamo con i The Jackal su Prime Video per la seconda stagione della loro serie tv. "Si ride imparando ad accettare i propri limiti"

Fabio Balsamo (36 anni). e i suoi The Jackal tornano su Prime Video con Pesci piccoli 2

Fabio Balsamo (36 anni). e i suoi The Jackal tornano su Prime Video con Pesci piccoli 2

"Scusi la confusione". Contattiamo Fabio Balsamo in una pausa dal set di un contenuto promozionale per Pesci piccoli 2, che lo vede protagonista con i restanti The Jackal dal 13 giugno su Prime Video dopo l’anteprima al Milano Film Fest. Otto episodi in cui si torna nella piccola agenzia pubblicitaria della periferia napoletana.

Che direzione ha preso la serie?

"Stiamo osando in quello che ci piace esprimere al meglio: abbattere la dicotomia tra comico e drammatico".

La parola chiave di Pesci piccoli 2?

"Accettazione. Quella dei propri limiti. Stare dalla parte di chi non vive di picchi, ma della propria mediocrità. Adesso sono tutti influencer. Siamo tutti in vetrina. Ma l’accettazione di sé passa anche attraverso l’abbattimento di un ideale perfezionista".

I protagonisti maschili della serie si riuniscono nel Compliment Club, spazio in cui esprimere le proprie emozioni. Pensando alla cronaca: serve un luogo così?

"Il maschilismo tossico colpisce prima di tutto noi che abbiamo sempre dovuto sopprimere quelle emozioni. È un’estensione della non accettazione dei propri limiti. L’ideale dell’uomo forte che non perde, non subisce, non soffre. Con uno sketch del genere mostriamo la nostra vera natura emotiva".

"La paura non passa" afferma il suo personaggio. È così anche per lei?

"Sì. Per problematiche personali mi sono ritrovato spesso a far cose con paura. Quello sforzo per me è coraggio. L’attore è sempre nudo davanti gli altri nei propri sentimenti e fragilità. Anche Lol mi faceva paura e poi... (ha vinto, ndr). Ogni volta che vado in scena o parte il motore, ne ho sempre. Bisogna fare le cose con paura. Ma rispettando se stessi".

Il quarto episodio è un omaggio alla Melevisione. Ma sotto la superficie comica c’è un tema importante.

"La forma è una conseguenza di un messaggio che volevamo dare per parlare di traumi infantili. Dovevamo per forza rappresentarlo attraverso un’associazione fatta da un bambino, in questo caso il piccolo Fru, in un momento delicato".

La sua comicità ricorda Massimo Troisi. Un faro che ha seguito o che da napoletano ha introiettato inconsciamente?

"Entrambe le cose. Le opere di Troisi le ho conosciute in un periodo di grande difficoltà. Mi ha salvato la vita. Se ho introiettato la sua poetica anche inconsciamente è vero pure che ha colto appieno lo spirito dei napoletani. Qual è? Napoli è una contraddizione forte ma coerente. Da noi si dice che non c’è matrimonio senza qualcuno che pianga e funerale senza qualcuno che rida. Per il napoletano la distinzione tra comico e drammatico non esiste. E anche l’attore, se è tale, non può crederci. Troisi l’ha capito e ha trasformato la comicità in qualcosa di più profondo. La forma più alta a cui aspiro".

Come ha festeggiato lo scudetto?

"Quale scudetto? (ride, ndr). Con i miei fratelli. Il primo l’abbiamo vissuto tra la folla, quest’anno nell’intimità. È stato lo scudetto di perseveranza, costanza, lavoro, fatica. Un’altra forma di poesia. Ci sono bellezze fatte di concretezza".

L’etichetta di comico le sta stretta?

"Sì, ma non per una forma di discriminazione. Sento di avere un mondo che va oltre. Nasco come attore drammatico di teatro. I miei primi dieci anni di carriera sono sui classici. Sto cercando di spingere per ruoli che abbiano sfumature diverse. Pesci piccoli mi dà l’occasione di farlo con registri rabbiosi, romantici, erotici, introspettivi...".