di Paolo Galliani
Aveva ragione lo scrittore cileno Luis Sepulveda che amava ripetere "Quando si varca l’ingresso al tempio dei sogni, lì, proprio lì, c’è il mare". Eccome se c’è. È la metafora del desiderio collettivo di partire, staccare, prendere il largo. Anche in anni Covid, carichi d’ansia, segnati dal bisogno di vacanze vicino a casa, perché la prossimità era ed è rassicurante. E se sembra un ossimoro, è finito anch’esso in acqua. Perché è più di una sensazione: è boom della nautica da diporto, passatempo elitario diventato fenomeno trasversale e democratico. Più che un’evidenza. Ed è la forza dei numeri: lusinghieri, se è vero che le prenotazioni si sono avvicinate a quelle del 2019, forte recupero per il charter nautico dopo l’inevitabile frenata dei 2 anni precedenti, con il lockdown a tenere lontano dal Belpaese gli stranieri ma anche a spingere gli italiani ad avvicinarsi ad un mondo per happy few poi rivelatosi più che abbordabile.
Dopo la temporanea frenata tra aprile e metà maggio (per il conflitto in Ucraina), le richieste sono tornate a correre. E la domanda è esplosa a inizio estate, come conferma Simone Morelli, presidente del settore Charter di Confindustria Nautica e titolare del gruppo NSS, una delle più grandi società di noleggio di natanti in Italia: "Siamo arrivati a registrare quasi il full booking, con un numero crescente di connazionali desiderosi di vivere questa esperienza in mare aperto e il ritorno graduale degli stranieri". Età media: 35-50 anni (tanti i neofiti) ma a sorprendere è la comparsa mai così nutrita di 20-30enni. Magia dei consuntivi.
E gran regalo per un settore maltrattato da condizioni fiscali giudicate assurde (l’Iva per il noleggio barche è al 22%, per la gioia dei Paesi competitor come la Croazia e la Grecia che pagano tasse meno pesanti) e da regolamenti vessatori che penalizzano il reclutamento degli skipper costringendoli a sfoggiare il titolo di ’Ufficiale del diporto’ senza dare loro modo e maniera di conseguirlo. Tant’è. Resta il momento magico di questo comparto, anche grazie alla dimensione onirica che ha fatto della nautica l’archetipo della ’libertà assoluta’: stare con le persone che si scelgono, famiglia, partner, amici; in condidizioni di sicurezza e privacy, lontano dagli assembramenti. E con la convinzione di vivere un’esperienza immersiva, abbinata alla sensazione ibrida di sentirsi un po’ corsari e un po’ privilegiati, perché è un lusso potere ormeggiare in calette appartate e, in un amen, ritrovarsi al largo, in mezzo al Mediterraneo.
Una cosa è sicura: la star del momento è il catamarano, natante versatile che si prende la scena: per il comfort, la facilità nella guida, la stabilità. E per i prezzi, competivi e comparabili con quelli richiesti nell’hôtellerie di standard ’4 stelle’. Cifre eloquenti: in alta stagione, per una settimana in catamarano con 10-12 persone a bordo si va sugli 8-10mila euro. E per una barca a vela da 6 posti letto, bastano 3.500 euro, con le tariffe che, in mesi meno gettonati, scendono della metà. Lo ripete Morelli: "Andar per mare non è più un’esperienza solo per ricchi". Ed è un successo che si autoalimenta. Basta il concept: la spiaggia vista dal mare. Con la possibilità aggiuntiva di emulare i navigatori come Eric Tabarly e Giovanni Soldini. E di parafrasare lo scrittore Victor Hugo quando ripeteva: "Non so dove andare. Ma ci vado comunque".
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