
Deborah Gambetta
Roma, 16 giugno 2024 – Deborah, come stai dopo aver attraversato il fuoco? Perché io mi sento così, dopo aver letto il tuo “Incompletezza”.
Di Kurt Gödel sapevo soltanto che è stato uno dei più grandi matematici, logici e filosofi di sempre, che è nato a inizio del secolo scorso ed è il padre dei “Teoremi dell’Incompletezza”. Poco, lo so. Ma io sono diffidente nei confronti dei numeri. Mi sono a lungo sentita mancante di un pezzo, per questo fatto. Mi risanò un poco Robert Pirsig con il suo "Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, nel passaggio in cui consola il compagno di viaggio che non sa aggiustare un motore, mentre Pirsig è un meccanico provetto. La sua abilità, dice, è dovuta al fatto di avere un’intelligenza “classica”, attraverso cui vede il mondo principalmente in quanto forma soggiacente, diversamente dall’amico che, disponendo di un’intelligenza “romantica”, lo percepisce innanzitutto in termini di apparenza immediata. È stato in quel momento, riappacificandomi con la mia mente “romantica”, che ho capito che il libro non tratta di manutenzione delle motociclette, ma degli esseri umani.
Ma tu, nel tuo, fai di più, e lo fai in maniera grandiosa. Consapevole che ciascun lettore cerca in un libro la risposta a una sua personale domanda, gliela fornisci. Non potrebbe essere altrimenti, poiché lo fai attraverso un genio che "da bambino non si accontentava mai delle risposte degli adulti". Definisci la sua vita racchiusa in "un binomio di logica e paranoia". Non stentiamo a crederci, dal momento che Gödel al momento della morte – per denutrizione e debilitazione – pesava all’incirca 28,5 kg. Rifiutava il cibo per l’ossessione, acuita nel tempo, di essere avvelenato. Ma, nel raccontare le sue paranoie, offri a chi ti legge il contraltare delle tue e l’occasione di affrontare le proprie senza scottarsi. Salvarsi, per quanto incompleto.
Non avrei mai creduto, Deborah, che le formule e i numeri nascondessero storie tanto appassionanti. Ero diffidente, l’ho detto, e piena di pregiudizi. E invece, cercare di comprendere la logica degli enunciati e formule, che spieghi con una chiarezza cristallina, è capire la logica che regola i rapporti e le funzioni dell’essere umano. I calcoli e le equazioni ci paiono astrusi perché non vogliamo ammettere che la natura si spiega attraverso di essi. Gli elementi della terra ordinano i propri impulsi con formule matematiche così come i poeti codificano l’animo con versi e rime. In fondo, ci chiedi, cosa ha fatto Gödel se non raccontarci una storia? Con una dimostrazione matematica, ci ha detto che essa è incompleta, e questa incompletezza l’ha messa in scena con maestria da narratore.
Se scordiamo che la logica è la scienza del logos, della “parola”, perdiamo il senso di ogni cosa. Anche a questo serve la buona letteratura.
Brava.