Lunedì 9 Giugno 2025
REDAZIONE MAGAZINE

Inconscio, perché i volti che vediamo negli oggetti ci sembrano maschili?

Non è ancora chiaro il motivo ma le "facce illusorie" che associamo alle cose ci appaiono più spesso come maschili

Un caso di pareidolia: impossibile non vedere delle facce

Guardando un oggetto inanimato, e può essere qualunque cosa dalle nuvole a un peperone, da un elettrodomestico alla superficie della Luna, può capitarci di distinguere un volto umano. È un fenomeno noto come pareidolia, la tendenza istintiva di trovare un ordine in forme che in realtà sono casuali, riportandole a forme note, come appunto una faccia. Approfondendo questo meccanismo, i ricercatori del National Institute of Mental Health, negli Stati Uniti, hanno notato qualcosa di interessante: non solo attribuiamo ai volti illusori un'età e uno stato emotivo, ma nella maggior parte dei casi li percepiamo come maschili piuttosto che femminili. Esiste insomma un forte bias di genere, un pregiudizio inconscio, che rivela "un'asimmetria nel nostro sistema di percezione dei volti di fronte a informazioni minime". I ricercatori hanno condotto un esperimento che ha coinvolto 3815 adulti, a cui sono state mostrate 250 immagini di oggetti di ogni tipo con volti illusori: teiere, patate, valigie… I partecipanti dovevano quindi indicare se la faccia sembrasse loro maschile, femminile o neutra. I volti sono stati interpretati quattro volte più spesso come maschili piuttosto che femminili, e inoltre l'80% delle persone, tanto gli uomini quanto le donne, ha mostrato una netta inclinazione nell'assegnare agli oggetti un'identità maschile. Solo il 3% invece ha rivelato una maggiore propensione a dare un'identità femminile. Sembrerebbe quindi che il volto maschile sia il "volto zero", quello che siamo portati a percepire più spesso partendo dalle fattezze minime necessarie per riconoscere una faccia. Perché un volto illusorio ci appaia come femminile deve invece mostrare delle caratteristiche aggiuntive, ad esempio dei tratti che rimandino alle ciglia o ai capelli lunghi. Allo stato delle conoscenze attuali i ricercatori non sanno ancora spiegare quali siano le origini di questa distorsione cognitiva. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PNAS.