Mercoledì 24 Aprile 2024

"IL LAVORO DA CASA VA RIPENSATO GUARDIAMO COME"

Lavorare da casa, istruzioni per l’uso. Molte cose le abbiamo imparate sul campo ma qualche consiglio professionale aiuta: l’abbiamo chiesto all’architetto milanese Danilo Premoli (nella foto), membro del comitato scientifico di selezione dell’ADI Design Index per il Compasso d’Oro, autore di un volume sull’ufficio del nuovo millennio e fondatore del blog Office Observer. "Partiamo da una premessa: quello che stiamo facendo da diverse settimane – spiega Premoli – non è smart working ma lavoro remoto fatto da casa. Significa che invece di avere la scrivania, la sedia e il computer in ufficio, ci troviamo ad avere il tavolo e la sedia di casa ma facendo la stessa attività".

Cosa distingue lo smart working?

"Con questo termine si intende la possibilità di lavorare in qualsiasi posto, in treno, sulla metro o ai giardini: lo smart working ha in sé una possibilità di libertà di lavoro che oggi, che siamo tutti ai ’domiciliari’, non possiamo sfruttare. Quindi, parlerei più correttamente di remote working. Ma anche questa modalità va organizzata".

Come?

"Beh, dal punto di vista pratico se uno non era abituato a lavorare da casa si deve attrezzare con quello che ha a portata di mano, in questo momento non è possibile fare altrimenti. Non potendo acquistare sedie ergonomiche ci si attrezza magari con la sedia della cucina e con qualche cuscino in più. Poi ci sono delle accortezze da tenere, in particolare occorre regolare la luce che arriva sullo schermo del pc. Non possiamo fare molto altro: pensare di regolare il microclima o di migliorare l’isolamento acustico in casa non sono cose sempre possibili, i figli che giocano, il cane che abbaia...".

Pensiamo alla fase 2 del lavoro, cosa consiglia?

"Il lavoro è spesso condivisione e confronto all’interno del proprio team. In questo caso ci sono diversi software che consentono l’interazione, bacheche dove poter depositare parte del lavoro fatto che viene poi messo a disposizione dei colleghi, e alla fine rimane l’ultima release. Altro discorso riguarda le call, che sono diventate in questo periodo un po’ l’equivalente delle riunioni, molto poco amate e spesso inconcludenti. Ecco, se la call serve per dire ’tu fai questo, tu fai quest’altro’, non siamo affatto entrati nella logica smart working".

Ci spieghi...

"Voglio dire che se il capufficio dice: ’mi serve questa relazione tra due ore’, vuol dire che è come stare in ufficio, non si ha la libertà di gestirsi il proprio tempo. È una trasposizione di luogo ma nei fatti siamo nell’ambito di una vecchia logica che vuole la persona presente dalle ore tali alle talaltre, se non in ufficio a casa. Ancora troppo spesso il lavoro viene legato alla presenza fisica alla postazione. È un vecchio retaggio che fa dire alle aziende: non sto pagando le tue competenze ma il tuo tempo. In una logica smart, invece, è solo l’obiettivo che conta".

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