di Stefano Marchetti MARRADI (Firenze) Sulla mongolfiera – dicono – volano i sogni. E forse non a caso l’Accademia degli Animosi, alla fine del Settecento, la scelse come suo simbolo e la fece perfino affrescare sul boccascena del suo piccolo, delizioso teatro, una bomboniera incastonata nel cuore del paese sospeso fra Toscana e Romagna, forte terra dantesca. Ed è stato veramente un sogno il regalo che Riccardo Muti (grazie a Ravenna Festival) ha voluto fare a Marradi, dirigendo la sua amata orchestra giovanile Cherubini nel concerto che ieri pomeriggio ha ufficialmente riaperto il Teatro degli Animosi dopo i restauri che hanno permesso di recuperare anche lo storico ridotto. "La nostra Italia è ricca di centinaia di teatri che i nostri antenati ci hanno tramandato nei secoli, ma tanti purtroppo sono chiusi – ha detto il Maestro –. Riaprire un teatro è un segno di civiltà". All’ingresso del teatro la banda di Popolano suona l’inno di Mameli, e Riccardo Muti si complimenta: "Le bande sono un patrimonio musicale da proteggere e tutelare – spiega –. Ancor prima che esistessero la radio o la tv, attraverso le bande si diffondeva la cultura musicale. E ci sono richiami bandistici perfino nella Nona di Beethoven". Poi il taglio del nastro, fra un Dante e un Virgilio in erba. Si aprono finalmente le porte. Circa cento spettatori prendono posto in sala, distanziati come Covid comanda (e nel palco d’onore c’è anche il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini), altri trecento trovano posto nella piazzetta Scalelle, per seguire l’evento davanti a un maxischermo. Una vera festa. Si abbassano le luci, e anche in sala le prime note sono per l’inno nazionale: l’emozione è palpabile. Il concerto ci conduce subito nel paesaggio etereo dell’iconica Aria sulla quarta corda di Bach, quasi un invito alla riflessione, al pensiero, quindi ci offre ...
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